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Somalia. Frattini: l’Italia c’è ma chiede di più alle istituzioni locali

(ASI) L’Italia è “legata alla responsabilità” di sostenere il processo di transizione in Somalia verso un futuro di “stabilità, sicurezza e prosperità” del paese africano, ma chiede di più alle istituzioni locali, in termini di “lotta al terrorismo, trasparenza e gestione della sicurezza”.

E’ il messaggio con cui il Ministro Franco Frattini ha aperto i lavori di un seminario di riflessione sulla Somalia, in programma alla Farnesina, organizzato dal Mae e dall’Ispi, a cui partecipano i rappresentanti di Onu, Unione Africana, Usa e UE, più accademici, ricercatori dei principali think tank italiani ed europei ed il Sottosegretario Alfredo Mantica.

La prima esigenza, ha sottolineato Frattini, è quella di trovare una "soluzione" in vista della scadenza delle istituzioni federali transitorie, su cui "c'é disaccordo tra governo e presidente da una parte e parlamento" somali dall'altra. La comunità internazionale "deve lavorare su questo, ma nel rispetto della ownership somala". Poi c'é il nodo del contrasto al terrorismo e della pirateria, diventato un "business internazionale enorme".

L’Italia sollecita un “più forte impegno dell’Europa”, che secondo Frattini dovrebbe condurre all’istituzione di un rappresentante speciale dell’UE per Somalia e Corno d’Africa e nel breve periodo ad un “focus” di riflessione presso le istituzioni comunitaria in questo semestre di presidenza ungherese. E tutte le iniziative, incluse quelle di cooperazione, “vanno meglio coordinate”, come nel caso dei programmi di addestramento alle forze di sicurezza somala, che in questo momento sono gestite da singoli paesi, per “dare standard comuni”. Inoltre, Italia e Gran Bretagna stanno lavorando per promuovere una sessione straordinaria del gruppo di contatto sulla Somalia da tenere in settembre a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu, come nel 2009, sempre su iniziativa italiana. Bisogna poi affrontare il problema dei rapporti con i paesi vicini perché il caso Somalia, ha spiegato Frattini, va risolto in un quadro regionale.

L’Italia, da parte sua, è fortemente impegnata per la stabilizzazione somala: dal 2009 ha reso disponibili 27 milioni di euro, tra aiuti umanitari, sostegno al governo transitorio e missione di pace dell’Unione Africana (la Cooperazione è impegnata nei settori shelter, acqua, salute ed educazione). Inoltre, guida un gruppo ad hoc di contrasto ai flussi finanziari illeciti connessi alla pirateria e sostiene Radio Mogadiscio. In cambio, però, “chiede di più” alle istituzioni somale in termini di “trasparenza e responsabilità”, perché garantiscano che i fondi della comunità internazionale siano destinati a “funzioni proprie”, come il pagamento dei salari, l’institution building e a lotta al terrorismo e la pirateria. Dalla comunità internazionale, invece, ci si aspetta che venga "esteso il numero dei contributori" per la causa somala.

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