L'esperienza vissuta nel reparto Covid dove il virus ti entra nel cervello
(ASI) Stanotte ho passato 7 ore in ospedale.  In quel reparto Covid posto nell'ex pronto soccorso ove il terrore lo vedi impresso negli occhi di chi in questo anfratto vive l'esperienza del ricovero a seguito delle delle complicanze dettate dal Covid.
Qui stanotte mi sono ritrovato a vivere la mia professione di poliziotto penitenziario.
 Solo che  stanotte l'ho vissuta in maniera quasi irreale costretto, come lo siamo stati, a vivere l' horror di ambulanze che entravano  ed uscivano con al seguito i loro impauriti pazienti da trasportare. 
Lavorare con l'odore del virus che in quel posto  ti entra nel cervello  non l'avevo mai messo in conto eppure è successo.
Chiunque se non ci passa non potrà mai capire quello che si prova. Questo è quello che ho sempre letto ed ascoltato e che ora io mi ritrovo ad accompagnarlo ribadendolo.
Paura mista a sconforto questo è quello che ho provato.
Ho guardato i mie colleghi Giuseppe e Antonio affranti e ho  sofferto per loro quasi come se io non fossi stato tra quelli a contendermi in quel momento, insieme a loro, la bella fetta di rischio che amaramente abbiamo assaporato.
Penso ad Alessia l'infermiera che con un garbo quasi innaturale ci ha invitato seppur  inutilmente a stare tranquilli.
Ho  cercato coraggio e piano piano lo acquisito riflettendo sull'opera dei tanti sanitari.
 Quegli angeli che quotidianamente quello che io stanotte l' ho fatto solo, si fa per dire, per  420 seppur interminabili minuti, l' ho sentito spesso loro farlo moltiplicando per tre il tempo che ha caratterizzato il mio turno.
Oggi ho letto la nota di intimazione del sindaco di Sulmona la quale nella sua premessa parla della situazione esplosiva che stiamo vivendo al carcere. Situazione  che il nostro direttore non esita a prevedere possa essere apocalittica se immediatamente, e non presto come di solito sono abituato a dire, non si farà qualcosa.
Ironia della sorte ha voluto che mentre il sindaco scriveva la nota,  il Provveditore dell'amministrazione penitenziaria Lazio Abruzzo e Molise veniva a farci visita.
Non sappiamo con certezza cosa abbia pensato di fare.
Parte dei buoi dalla stalla sono già scappati ma non può pensare di esitare ancora a stabilire cosa sia giusto e meglio fare.
La soluzione ai vertici del DAP glielo avevo prospettato con la conversione del reparto collaboratori ma mi fa rabbia vedere ancora silenzio attorno a questa auspicabile prospettiva.
Possono ancora fare in tempo se lo vogliono.
Quel tempo che minuto dopo minuto più passa e più renderà difficile che l'arcana profezia del direttore non diventi realtà.
Sarà allora che i responsabili del disfattismo, chiunque essi siano, dovranno rispondere alla diffida avanzata dai sindaci del territorio cosa che ovviamente mi auguro non accada mai.
Intanto noi continueremo a fare il nostro dovere così come splendidamente e sempre i poliziotti penitenziari hanno saputo dimostrare di fare.
 
Mauro Nardella

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