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Un golpe politico finanziario che arriva da lontano

(ASI) In questi ultimi giorni abbiamo visto realizzarsi in Italia il sogno della grande finanza internazionale e del duo Merkel-Sarkozy: ovvero un golpe istituzionale che ha portato alle dimissioni del Presidente del Consiglio legittimamente eletto ed alla sua sostituzione con uomo della Finanza internazionale che Giorgio Napolitano ha nominato, in fretta e furia, Senatore a vita.

Parallelamente alcuni siti di controinformazione hanno iniziato a sostenere la tesi in base alla quale Monti sarebbe da alcune settimane al lavoro per dar vita alla propria squadra di governo; scartabellando negli archivi però si scopre che la grande finanza internazionale da anni ha messo nel mirino il nostro Paese per cercare di imporre a noi cittadini "lacrime e sangue".

Nell’ottobre del 2005 la Bank of America, il più grande istituto commerciale del mondo, pubblicò un rapporto dedicato alle elezioni politiche italiane della primavera successiva che forse è il caso di rispolverare. In questo documento laBoA prevedeva una vittoria di Prodi e del centrosinistra e fin qui nulla di che, subito dopo però si affrettava a dettare alla futura maggioranza la linea politica ed economica da seguire.

Lorenzo Codogno, all’epoca Responsabile dell’analisi economica e delle previsioni sull’Europa nella sede londinese della BoA, e diventato nel maggio 2006 Dirigente Generale, Dipartimento del Tesoro, Direzione I, Analisi e Programmazione Economico Finanziaria del dicastero di Via XX Settembre, curatore del rapporto vedeva come priorità il fornire immediato supporto a quella parte della popolazione scivolata sotto la soglia di povertà, riforma cui era ovviamente legata una risistemazione delle aliquote per incrementare l’area tax free.

Ciò avrebbe innescato un vero e proprio effetto domino in base al quale la riduzione del carico fiscale sul lavoro avrebbe dovuto essere finanziata da un aumento della tassazione sui beni finanziari.

Interventi mirati erano suggeriti anche in materia di lavoro visto che nel documento si leggeva a chiare lettere "l’Italia ha bisogno di ulteriore flessibilità in entrata e in uscita, come pure di migliori infrastrutture e servizi per consentire la flessibilità"; perfetti conoscitori della realtà italiana Codogno ed i suoi amici della BoA mettevano in guardia anche da possibili colpi di coda dei sindacati, riconoscendo che un governo di centrosinistra sarebbe stato meglio posizionato per trovare un punto di incontro con la Cgil, oggi, ipotizziamo, la drammatica situazione economica potrebbe ugualmente costringere la Camusso e soci a più miti consigli portando alla realizzazione di quanto a Berlusconi è stato impedito dalle stesse organizzazioni.

Particolarmente interessante la parte del rapporto in cui la BoA si lasciava andare al toto-nomine, soffermandosi in particolare sulla carica di ministro dell’Economia: in lizza infatti vi erano Mario Draghi, attuale presidente della Bce, Tommaso Padoa-Schioppa, poi anche nella realtà e negli incubi degli italiani diventato titolare del dicastero, ed infine Mario Monti Presidente del Consiglio in pectore ed oggi uomo della provvidenza per tutti gli antiberlsuconiani.

Per carità stiamo parlando di un rapporto vecchio ormai di sei anni e non vogliamo certo fare della dietrologia però come diceva Giulio Andreotti "a pensar male si fa peccato ma molto spesso ci si indovina", specie se vediamo le ricette suggerite con quello che dovrebbe essere il programma del governo Monti.

 

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