Medicina. Afantasia: quando il cervello è incapace di immaginare

cervello(ASI) Immaginare un cavallo. Probabilmente lo si può immaginare ma nella testa di ciascuno di noi. Ma se rappresentate il 2% delle persone che vivono con tale condizione, la "afantasia" poco si potrà vedere o immaginare. Sai cosa è un cavallo, si sa che ha quattro gambe, ma non si può visualizzarlo. 

Afantasia è un fenomeno che è stato solo recentemente definito dagli scienziati. Afantasia: una vita senza immagini mentali.
Un termine che significherebbe esattamente il contrario della parola greca phantasia, con la quale Aristotele definiva il potere dell’immaginazione della mente umana. Molte persone affette da tale status possono non sembrare essere diverse da chiunque altro.
Solitamente molte persone hanno una lucidissima memoria visiva e di essere in grado di ripercorrere mentalmente tutti gli eventi della vita, ricostruire luoghi, visualizzare persone come davanti ad un film.
Adam Zeman, un professore di neurologia cognitiva e comportamentale, ha coniato il termine “aphantasia” con il suo team presso l'Università di Exeter Medical School sulla rivista di neuroscienze Cortex in UK.
Egli ha detto: "E come se alla mente mancasse un occhio.; l'incapacità di visualizzare .
Si tratta di “...una variazione interessante della mente ,una condizione problematica ma non è una malattia..."
Descriverla non è semplice ma cerco di farmi capire: è lo status di un soggetto che mentre parla con un altro anche di cose semplici, banali, come essere sdraiati in riva al mare : lo posso descrivere a parole ma non riesco a visualizzarlo nella mente: sento sola la descrizione e non posso disporre della immagine.
C’è gente che non riesce ad immaginare il proprio matrimonio pur ricordandosi la sensazione emotiva della cerimonia.
E come se un designer teatrale cerca di illustrare al meglio la tipologia di illuminazione per lo spettacolo senza vederlo.
Colui che è affetto da tale particolare status cerebrale,non riesce proprio a veder nella propria testa la realizzazione di quanto ideato
e logicamente neppure a realizzarlo materialmente se non descrivendolo ad altra persona che lo potrà realizzare su carta o
personal computer in quanto dotato di immaginazione.
Le cause di questa sorta di cecità dell’immaginazione sono ancora tutte da capire, anche se è probabile che i circuiti cerebrali coinvolti giochino un ruolo fondamentale in moltissimi processi quotidiani. La memorizzazione, la creatività, ma non solo: tutte le attività che coinvolgono simultaneamente aree della corteccia frontale e alcune regioni posteriori del cervello e che sembrano poggiare proprio sul nostro archivio di conoscenze acquisite con la visualizzazione vengono meno. Quello che gli scienziati oggi ipotizzano è un legame con lasinestesia, una sorta di confusione nella percezione sensoriale degli stimoli, e con la prosopagnosia, un deficit del sistema nervoso che rende difficile riconoscere i tratti d’insieme dei volti delle persone, e quindi riconoscerle.
Ci saranno risoluzioni al problema? il cervello è ancora tutto da scoprire. Solo la ricerca continua potrà darci risposte.

Francesco Rosati di Monteprandone

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