La civilizzazione si fregia di alcune parole simbolo come libertà, globalizzazione, emancipazione, uguaglianza e di un codice di regole il cui valore supremo è il diritto alla felicità. Nessun intellettuale o filosofo riesce ad immaginare un mondo che non si basi su queste fondamenta e nessun economista a concepire un modello di sviluppo radicalmente diverso. Tutto sembra già dato. Eppure, ad una lettura attenta, la realtà appare ben diversa perché la società si muove su una invisibile linea di demarcazione tra civiltà e barbarie che la rende allo stesso tempo progredita e spietata, tecnologicamente avanzata e disumana, capace di fornire opportunità e di ampliare a dismisura obblighi, limiti e divieti.

Luigi Iannone non ha giustamente alcuna difficoltà a percepire nel mondo attuale un certo “profumo di nichilismo”. E parla anche di “neobarbarie” per definire la colonizzazione dell’immaginario simbolico da parte di valori esclusivamente economici e commerciali. Nel descrivere lo stile dei nostri tempi, egli da in ogni caso prova di grande alacrità. Leggetelo in fretta, per comprendere meglio l’epoca in cui viviamo.