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Teatro degli Specchi.  “La Beffa” di Aldo Lo Castro, in scena a Catania ed ad Aci Bonaccorsi

(ASI) Catania - “La Beffa” di Aldo Lo Castro, ispirata al “DECAMERONE” di Boccaccio, in scena da venerdì a domenica al Teatro Tezzano di Catania e al Teatro Sciascia di Aci Bonaccorsi.  E’ la terza novella della nona giornata del “Decamerone” di Boccaccio, una delle opere più note ed irriverenti della letteratura italiana, ad aver ispirato la commedia “La Beffa” di Aldo Lo Castro che sarà proposta dal Teatro degli Specchi, in collaborazione con Aulos – Centro ricerche tradizioni popolari, venerdì e sabato alle ore 21 al Teatro Tezzano di Catania e domenica alle ore 18.30 al Teatro comunale Leonardo Sciascia di Aci Bonaccorsi, nell’ambito del cartellone “Cocktail Theatre – Itinerario 2012”.

Con la regia curata dallo stesso Lo Castro e da Marco Tringali, sul palcoscenico saranno protagonisti Raimondo Catania (cantastorie e medico), Pino Pesce (il musico), Seby Cantarella (Tano), Carmelo Di Benedetto (Bernardino), Lara Marta Russo (Nedda), Alessandro Giuffrida (Paolino) e Chiara Sarra (Carmelina). “Ebbene sì, lo confesso, il Decamerone, succulento patrimonio storico - letterario che ci appartiene per legittima eredità, ha finito per stuzzicare anche me, autore e teatrante di frontiera – commenta Aldo Lo Castro - la materia trattata da messer Boccaccio, la vis comica che prorompe da talune novelle, lo spessore e il “taglio teatrale” con cui sono stati disegnati numerosi personaggi seducono e non poco”.

E’ un mondo di avventurieri, di imbroglioni, di beffeggianti e beffeggiatori, di donne disinibite e disponibili quello descritto dal Boccaccio. “E’ in tale contesto, morbosamente amato sui banchi di scuola, nel quale l’amore sensuale esplode in tutta la sua vitalità, che è avvenuto l’incontro con Calandrino, l’ingenua creatura più volte gabbata da Bruno e Buffalmacco – prosegue Lo Castro - la terza novella della nona giornata è stata, dunque, rivisitata, ricostruita e trasferita in una terra che ben si presta a far da sfondo alla trama: la Sicilia”. Sulla scena, pertanto, la lingua, gli umori e le caratteristiche della gente dell’isola si incastoneranno nell’umanità boccaccesca in cui intelligenza e arguzia si propongono in maniera irriverente e mai scontata. “Non me ne voglia, dunque, lo studioso né il purista se Calandrino è stato ribattezzato Bernardino, se la lingua usata è quella siciliana, così accattivante e colorita, e se il testo originale ha perso le antiche sembianze per far posto ad una pièce che si snoda rapidamente sui ritmi della commedia dell’arte – conclude Lo Castro - non me ne vorrà, ne sono certo, neppure messer Boccaccio il cui spirito scanzonato e licenzioso aleggia allegramente su questa singolare beffa”.

 

*foto di Aldo Lo Castro.

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