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Cultura. Penne EstroVerse Itinerante …

(ASI) Lettre in Redazione. L’associazione culturale Estrolab editrice del periodico culturale l’EstroVerso (www.lestroverso.it) con il patrocinio della Provincia Regionale di Catania per il ciclo Penne EstroVerse itinerante ha presentato con successo il libro intitolato “Porco hermes. L'artista esegeta in groppa alla przevjalski dell'esistenzialità linguistica” di Dario Matteo Gargano, edizioni Prova d’Autore.

“Un saggio – ha detto la giornalista Grazia Calanna, Direttore Responsabile del periodico culturale l’EstroVerso, moderatrice dell’incontro”, intitolato alla funzione linguistica della poesia arricchito, nella seconda parte, da diciassette liriche scritte in parodistico stile aulico. L’autore, caustico, risonante, argomenta a ritmo serrato, osservando come, al giorno d’oggi, il fine di esibire al pubblico rappresenta, nitidamente, l’errore che si cela dietro le logiche economico-consumistiche della cultura. Inoltre, Gargano, all’interno del proprio lavoro, invitandoci alla riflessione, evidenzia l’imperante “borghesizzazione del gusto” e con essa la diffusa credenza che l’arte è arte - solo - se viene venduta. Viviamo, dunque, in un epoca di “Gogne culturali” estirpabili soltanto mettendo in atto il non asservimento della poesia”. “Dario Matteo Gargano – ha detto il relatore, prof. Mario Grasso, Direttore Letterario Prova d’Autore -, ha blindato l’accesso alla sua silloge d’esordio ma non ha buttato le chiavi.

 Anzi le ha scrupolosamente consegnate ai lettori con un personalissimo exursus introduttivo (L'artista esegeta in groppa alla przewalski dell'esistenzialità linguistica"), che fa pensare all’uso del bario, il metallo liquido che agevola la leggibilità del recondito nei momenti delle radiografie intestinali. Potrebbe essere in questa apparente casualità dell’arte (non più povera ma letteraria) un meno apparente castigo, destinato ai domenicali in autoterapia letteraria. Ai parrocchiani gravidi di poesia, a quanti ciociano all’ombra dei mecenati politici elargitori di pubblico denaro. Ai reggitori di grondaie (e botole di chiaviche) civiche per i serbatoi estivi, per l’innaffiata agli allori paesani. Fatevoi, ci direbbe Dario Gargano, intanto vado per satira; per cosa penso e come. Del resto – si potrebbe obiettare, affiancandoci spontaneamente al poeta, che una operazione come la sua entusiasma chi, guardando verso l’alto mare e scorgendo la persistente bonaccia che fa restare in porto le vele in attesa del vento, intravede nella ricerca di Dario Matteo Gargano un segno di libeccio generazionale (proprio, appunto, della generazione dei più giovani di oggi) rigenerante, che sembra scaturire da quella fondamentale lezione di Giorgio Manganelli di cui citiamo la parte centrale (“e centrifuga”, potrebbe insinuare beffardamente Gargano).

Scriveva mezzo secolo fa Manganelli a proposito del poeta: “Non può tener discorsi, non può commentare, non ha pareri, non consente né dissente; ma gli si concede, anzi si vuole che egli straparli, scioccheggi, strologhi, berlinghi, fabulu e affabuli, concioni agli inesistenti, spieghi carabattole, ed a se stesso dia torto e ragione, si insulti ed approvi, si accetti e ripudi. In quel che dice molte materie e qualità si invischiano: ma non mai la verità, e non mai il suo contrario(…)”. Giorgio Manganelli adesso non è più con noi perché se ci fosse stato ancora avremmo chiesto proprio a lui di scrivere la prefazione a questo Porco Hermes d’esordio di Dario Matteo Gargano. E ne sarebbe stato entusiasta”. Ha concluso lo scrittore Vladimir Di Prima congratulandosi con Gargano per la divertente genialità che caratterizza il pregevole testo.

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