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Cinema e disabilità. Intouchables (Quasi amici)

(ASI) La pellicola francese “Intouchables” ha sbancato i botteghini di mezzo mondo registrando gli incassi più alti della storia per un film in lingua non inglese. I cugini d’oltralpe vantano una lunga tradizione cinematografica che negli ultimi anni ha conosciuto una seconda giovinezza con una serie di commedie agrodolci da cineteca. Il successo di “Quasi amici” (titolo della versione italiana) rappresenta di per sé una piccola rivoluzione culturale: uno dei personaggi principali, Philippe, è un tetraplegico milionario costretto in carrozzina e l’altro, il suo assistente Driss, un ragazzo senegalese povero e socialmente svantaggiato. Il comune senso di esclusione dissolve impercettibilmente le loro differenze fisiche, restituendogli un rapporto di spontanea reciprocità fatto di sentimenti autentici. Un linguaggio inedito con il quale parlare di disabilità rispetto al passato, quando l’handicap era oggetto esclusivo di pietà o derisione che condannavano irrimediabilmente all’isolamento. I tempi sono cambiati, la società è più inclusiva e il cinema si adegua ai nuovi modelli culturali talvolta influenzandoli, talvolta rimanendo ancorato a certi stereotipi duri a morire sui quali le grandi produzioni contano per un sicuro ritorno commerciale. Ma 250 milioni di euro di incassi mentre il film è ancora nella sale di molti Paesi, sono i numeri di un successo commerciale e di pubblico. Lo aveva capito il produttore americano Harvey Weinstein che ha acquistato i diritti per il mercato statunitense prima ancora che le riprese fossero terminate.

Il processo è lento ma inesorabile e nonostante le resistenze -ancor più evidenti in altri ambiti culturali- gli eroi tradizionali del grande schermo lasceranno la scena a personaggi più reali, uomini e donne in cui identificarsi, storie rassicuranti dove ritrovare le proprie vite imperfette senza l’ansia sociale di un confronto irrealistico, come già la fortunata parentesi del neorealismo italiano in tempi ormai remoti. Il cinema del nuovo millennio vuole raccontare la complessità umana in tutti i suoi aspetti, lasciandosi alle spalle una lunga storia di evasione a lieto fine.

Fabrizio Torella – Agenzia Stampa Italia

 

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