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Lampedusa. Immigrati in rivolta, isola nel caos

(ASI) Sono perdurate un'intera giornata le violenze sull'isola di Lampedusa, dove centinaia di immigrati dal centro di accoglienza ha iniziato una guerriglia che, oltre alle forze di polizia, ha coinvolto anche i cittadini dell'isola.

Fitte sassaiole tra lampedusani e tunisini sono l'effetto del putiferio scatenato da un gruppo di tunisini che, dopo avere trascorso la notte nell'area del distributore di benzina nel porto vecchio, ha minacciato di fare esplodere tre bombole del gas, prelevate da un ristorante vicino. Nel parapuiglia che ne è scaturito, a rimetterci sono stati anche alcuni giornalisti dell'emittente Sky, aggrediti da alcuni cittadini dell'isola poichè accusati, come mezzi d'informazione, di "essere la causa del caos di questi giorni" e di "dare un'immagine distorta dell'isola". Si contano decine di feriti, sia tra gli immigrati che tra i lampedusani.

Dal canto suo, il sindaco del comune siciliano Dino De Rubeis, si è asserragliato nel suo ufficio, scortato da tre poliziotti e armato di una mazza, dopo che alcuni cittadini hanno tentato di aggredirlo accusandolo di aver sposato una linea morbita sul tema degli immigrati. Lo stesso sindaco si è speso in un appello accorato all'indirizzo delle istituzioni affinchè intervengano a Lampedusa: "Ho cercato di parlare con il presidente Berlusconi e il ministro Maroni - recita il testo di una sua lettera - ma non è mai stato possibile. Non è più il tempo delle chiacchiere e dei ragionamenti buonisti. Il Viminale porti via tutti i tunisini. Ci aiuti il presidente Napolitano che si è sempre dimostrato sensibile nei nostri confronti.Venga da noi. La situazione è ad alto rischio, occorre fare presto qualcosa".

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