Addio a Nicolò Luxardo, il dalmata che ricostruì la Luxardo nel dopoguerra

 (ASI) Padova - Pochi sanno che la Marasca, frutto simile, ma non uguale alla ciliegia, ha bisogno di un determinato microclima per crescere.

Se pensiamo a quel frutto e a quella pianta, colleghiamo immediatamente il nome alla Luxardo, la splendida fabbrica che produce il "Maraschino", il "Sangue Morlacco", la marmellata detta "Amarascata", il limoncello, ed innumerevoli altri prodotti esportati con successo in ogni angolo del globo. Tuttavia, nel 1943, Zara venne distrutta dai bombardamenti alleati, ridotta ad un cumulo di macerie, per poi essere ceduta alla Jugoslavia di Tito, in spregio alla secolare italianità del territorio. I Luxardo, furono costretti ad abbandonare la terra natia e la loro fabbrica, per ricostruire la loro esistenza in territorio italiano. L'unico luogo, dopo alcune ricerche ed esperimenti atto a far crescere la marasca, venne individuato in Torreglia, un paesino in provincia di Padova ai piedi dei Colli Euganei. Qui, Nicolò Luxardo ricostruì l'azienda fondata dal capostipite Girolamo nel 1821 a Zara, patrizio genovese. Non fu affatto facile, poiché i due fratelli, Pietro e Nicolò, vennero fatti barbaramente scomparire dai titini, e per dieci anni la famiglia non ebbe loro notizie. L'unico superstite, Giorgio, si trovava in congedo militare a Bologna, ed assieme a Nicolò, suo nipote, all'epoca solamente ventenne, l'azienda rinacque.

Pochi anni orsono, quand'era ancora in vita una signora che aveva sposato un esule fiumano, collaboratrice del punto vendita di Torreglia, ebbi modo di ascoltare personalmente la sua testimonianza diretta circa l'industriale Nicolò Luxardo. La signora mi raccontò che negli anni 1947 - 1949, durante la ricostruzione del'azienda nel territorio Padovano, i Luxardo non avevano denari, al contrario, erano preoccupati per i debiti contratti. Tuttavia, il loro primo pensiero andava agli operai, ed al pagamento puntuale degli stipendi, affinché le famiglie potessero avere da mangiare. Un esempio di imprenditore illuminato, equiparabile ad un Olivetti, pregno di valori spirituali, che contribuì all'economia del territorio, ma anche alla storia degli esuli. Il carattere dei Luxardo vinse la diffidenza degli agricoltori locali a coltivare il frutto, ritenuto insolito.

L'umanesimo del lavoro era accompagnato da quello della cultura. Nicolò Luxardo per anni aveva diretto la Rivista Dalmatica di Storia Patria, e consegnò ai figli quell'amore per la letteratura che si può ammirare nel figlio Piero, ex docente di Letteratura italiana del Novecento presso l'Università di Padova e membro del comitato di gestione del prestigioso premio Letterario Campiello.

Nicolò Luxardo, è morto il 3 dicembre 2019. Uomo mite, era stato Presidente dell'azienda dal 1963 fino al 2000, anno in cui morì Giorgio. Fondatore anche dei Giovani Imprenditori di Confindustria, aveva una visione lungimirante, poiché riuscì ad esportare i prodotti in tutti i continenti. Attualmente, la Luxardo Spa può vantare un fatturato di 25 milioni di euro.

La natia Trieste accoglierà la sua salma, ove 92 anni prima aveva visto la luce. Trieste, la Dalmazia, Fiume, ove d'Annunzio aveva proclamato sua bevanda d'elezione il "Sangue Morlacco", invitando a mescere il sangue un suo commensale. L'Italia perde uno dei migliori uomini dell'italianità adriatica, nonché un grande industriale.

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

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