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La storia mutilata,

La storia mutilata, evento curato dal Centro Studi Nadir e presentato a Terni lo scorso sabato 4 Giugno, ha permesso di rendere pubblica una vicenda dai contorni poco chiari.

 

Ricostruendo il percorso umano e politico degli uomini della Brigata garibaldina “Antonio Gramsci” in Umbria ed alto Lazio, i relatori del convegno (Pietro Cappellari, Stelvio del Piaz e Marco Petrelli) hanno presentato uno scritto, contenuto nel carteggio del processo Bracci, datato 1939 e che reca il nome di Bruno Zenoni.

Pietro Cappellari: “Claudio Bracci e Bruno Zenoni sono due antifascisti che, nel maggio del 1939,  in occasione della visita di Adolf Hitler a Roma, vengono prelevati dalla polizia segreta fascista e rinchiusi in cella. Essendo essi già schedati vengono preventivamente messi agli arresti”.

Lo scritto in questione è del 9 giugno, rivolto al Duce e formulato come

Atto di sottomissione.

Ancora Cappellari: “Ho rinvenuto il documento durante una ricerca presso l’Archivio Centrale di Stato, depositato nella busta 646, incartamento del Tribunale Speciale Difesa dello Stato”.

Marco Petrelli, curatore del Centro Studi Nadir, non nasconde meraviglia: “Bruno Zenoni a Terni è un simbolo per il passato resistenziale e per il ruolo avuto in città nel dopoguerra. In questa epistola Zenoni richiama alle parole d’ordine del fascismo Credere Obbedire Combattere, rinnega il passato comunista, lusinga Mussolini e lo prega di comprendere la sua situazione e chiede infine assistenza  per la famiglia e l’anziano padre”.

Il testo che segue è un estratto biografico de La memoria come arma, scritti sul periodo clandestino e sulla resistenza, libro di memorie di Bruno Zenoni.

 

[…]Nel 1935 a Roma alla vigilia del I maggio viene rinchiuso a Regina Coeli, nel 1938 nel carcere di Spoleto "La Rocca", vi è rin­chiuso per 29 giorni, in occasione della visita di Hitler in Italia.
In maggio del 1939 è arrestato per riorganizzazione del Parti­to comunista italiano e propaganda, è deferito al Tribunale spe­ciale per la difesa dello Stato fascista e i12 febbraio 1940 è assol­to per insufficienza di prove. Il 25 luglio 1943 è tra i protagonisti delle manifestazioni per la caduta del fascismo, parla agli operai davanti alle Acciaierie.
[…]

 

L’autore omette sia l’atto di sottomissione che qualsiasi riferimento a missive indirizzate a Mussolini.

Prosegue Cappellari: “Il contenuto della busta 646 è molto importante per una ricostruzione precisa e veramente storica (senza pregiudizi ideologici) di pagine mai completamente chiarite del passato di Terni e dell’Umbria”.

Allo storico laziale fa eco anche Petrelli: “Ringraziamo Cappellari per questa preziosa informazione. Il nostro compito ora è andare avanti e, tassello per tassello, dar luce ad un mosaico completo di tutti gli avvenimenti e i personaggi della storia di Terni”.














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