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Lotta alle mafie, sequestrati beni per 190 milioni alla cosca Pesce di Rosarno (Rc). Maroni: «'Ndrangheta più povera e più debole»

(ASI) Beni per un valore di 190 milioni di euro riconducibili alla cosca Pesce della 'ndrangheta di Rosarno (Rc) sono stati sequestrati con una operazione della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Reggio Calabria questa mattina.

E' quanto si apprende in un comunicato del Viminale dove si informa che i finanzieri del nucleo di Polizia tributaria-Gico di Reggio, coadiuvati dallo Scico di Roma e in collaborazione con i Carabinieri, hanno operato in Calabria, Lombardia, Campania ed a Roma per sequestrare 40 imprese, con tutto il patrimonio aziendale, operanti principalmente nel settore dei trasporti, in quello agrumicolo e nel commercio. A queste vanno aggiunte 44 abitazioni, 4 ville, 12 autorimesse, oltre a 60 terreni, 56 autoveicoli e 108 autocarri.
«Con l’operazione di oggi la ‘ndrangheta è più povera e soprattutto più debole. Nel giro di poche settimane lo Stato ha duramente colpito il sistema organizzativo ed economico della cosca Pesce di Rosarno, egemone nella Piana di Gioia Tauro, che aveva ormai esteso le sue attività in tutto il territorio nazionale, in Calabria, in Campania, in Lombardia e a Roma»,  è stato il commento del ministro dell’Interno Roberto Maroni.

Il ministro dell'Interno si è congratulato con il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli e della Guardia di Finanza Nino Di Paolo, per l’operazione coordinata dal procuratore antimafia di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone.

Il sequestro, secondo gli investigatori, ha completamente annientato la potenza economica della pericolosa consorteria di 'ndrangheta. Nell'operazione sono state sequestrate anche due società di calcio che militano nello stesso campionato professionistico (serie D, girone I), attraverso le quali il clan contava di aumentare il proprio consenso sul territorio: sono l'Interpiana di Cittanova ed il Sapri.

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