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Teatro "Verdi" di Terni. Rossi (TCF): "Cercare soluzioni di alto profilo"
(ASI) Terni - Tre fantocci nei panni di colorate maschere abbandonati sulle gradinate del Teatro Comunale "Giuseppe Verdi" di Terni. Carnevalata fuori tempo massimo? Piuttosto, l'azione si direbbe inserita in un contesto polemico nei confronti di una linea di gestione delle risorse cittadine che parrebbe non mettere in risalto le bellezze e la storia della Conca.

La sorte del 'Verdi', la cui facciata è stata recentemente ristrutturata, ha ricevuto anche l'interesse del maestro Gandini, intervistato dalla stampa locale meno di una settimana, in concomitanza con il primo incontro a Palazzo Spada tra Sindaco, Regione e Provincia. Tra poche ore un nuovo meeting potrebbe tracciare meglio i contorni della vicenda di un'opera che risale alla metà dell' Ottocento e i cui palchi ora potrebbero non essere più calcati da compagnie di teatranti. Abbiamo contattato Michele Rossi, vice presidente di Terni Città Futura, associazione in prima linea per la tutela e la salvaguardia dei beni cittadini, dalla Fontana di Piazza Tacito (che versa in grave degrado) e da Villa Palma fino, appunto, al Teatro Comunale.


Verdi, facciata restaurata. Cosa manca?

 

Per il momento la facciata restaurata ricorda molto quelle dei set cinematografici dei film del far west, dietro alle quali c'è il nulla; dietro alla restaurata facciata del Teatro Verdi, c'è ancora poco in termini di futuro teatro o meglio attualmente c'è solo il degrado, c'è il teatro fantasma chiuso ed abbandonato da anni. Ciò che preoccupa è che la recente pomposa presentazione ha dato poca sostanza. In quella occasione si è parlato tra l'incredulità dei presenti di tutto (di Etruschi, dei teatri storici dell'Umbria fino ad arrivare al Teatro alla Scala di Milano ) per riempire una scarna progettazione che riguardava solo il consolidamento della struttura esistente e alcuni interventi al palcoscenico e alla torre scenica.

Cosa non va nei progetti del Comune?

Si tratta solo del primo stralcio di interventi strutturali e lascia fuori ancora la parte architettonica, ma è evidente che la prima condizioni pesantemente la seconda. Il dubbio più grande è che per l'avvicinarsi della naturale scadenza elettorale si stia rischiando di tenere conto solo della necessità di fare presto, a discapito di una struttura che possa essere davvero funzionale, per la quale spendere tutte le risorse e le progettualità disponibili.
Piuttosto tutto mi sembra mosso dalla fretta di riaprire, di inaugurare: rischiamo per questo scelte di ripiego che pagheremo in futuro.

Del tipo?

Si è parlato di allargamento del palcoscenico, modifica della torre scenica ma mi domando si sono veramente ascoltare le esigenze di chi vive di teatro? Non mancano le professionalità presenti anche nella nostra città penso alla scuola di Teatro Mumos della famiglia Moschin (Gastone ed Emanuela Moschin e Marzia Ubaldi) che non è stata neanche coinvolta o interpellata sull'argomento. La scuola presente a Terni da anni purtroppo chiuderà i battenti a fine mese anche per mancati sostegni da parte dell'amministrazione comunale così come accadde per la scuola del maestro Rambaldi alcuni anni fa.

Quale la ricetta di Tcf per il Teatro ?

Occorre avere il coraggio di puntare su di un progetto di altro profilo. Questo richiederà sicuramente investimenti maggiori, ma difronte ad un teatro “bello” magari sarà più agevole trovare anche finanziatori privatiche in cambio delle spese sostenute potrebbero ottenerne parzialmente o totalmente la gestione, rompendo il sistema che lo vorrebbe inserito nell'oneroso pacchetto museale.

Mi perdoni, ma lo abbiamo visto anche con la Fontana di Piazza Tacito, ovvero un restauro privato nel 1995 e poi ancora degrado. Forse la cittadinanza non si sente coinvolta...

Bisognerebbe puntare ad un vero coinvolgimento della nostra comunità (non come avvenuto alla presentazione del progetto il dibattito era programmato a conclusione solo alle h19.30) per questo chiediamo di attivare un vero tavolo aperto a tutta la città direttamente interessata (ordini professionali, associazioni e operatori culturali) quindi di conseguenza occorre fermare l'iter di approvazione che già vede convocata per lunedì la conferenza dei servizi.

 

Marco Petrelli – Agenzia Stampa Italia

 

(foto di Marco Petrelli)

 

 

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