Agostino Di Bartolomei. La semplicità di un grande uomo

Di Bartolomei (ASI) 30 Aprile 1994 a San Marco, frazione di Castellabate. Un colpo di pistola in riva al mare rompe il silenzio di una mattina. Sono trascorsi dieci anni esatti dalla finale di coppa campioni persa in casa dalla sua Roma contro il Liverpool, probabilmente una parte di Agostino Di Bartolomei era morta in quella notte.

Un colpo al petto esploso dalla sua pistola, una Smith e Wesson calibro 38 da cui non si separava mai, in una data non certo casuale, lo porta via definitivamente. Un mondo tanto vasto quanto opprimente e spietato era diventato questo per Ago. L'addio alla Roma, il finale di carriera, il tentativo di insegnare calcio e i progetti che non stavano andando a buon fine. Era rimasto solo nel suo silenzio, le attenzioni non esistevano più per lui. "Mi sento chiuso come in un buco" questo ha lasciato scritto in un biglietto prima della sua morte. Troppo spesso ci si accorge dell'importanza delle persone quando non ci sono più, quando è troppo tardi, quando non tornano più indietro. 30 Aprile 2018, sono passati 24 anni da quella maledetta mattina e 34 da quella che fu per lui una maledetta notte, oggi ci restano i ricordi e gli insegnamenti di un grande uomo. Agostino è un bambino come tanti che tra i palazzi e le parrocchie di Roma, quartiere Tor Marancia, sogna di diventare un calciatore. Il piccolo Ago cresce bene e diventa il capitano, il leader, la guida della Roma, la sua Roma, che porta alla conquista del tricolore e corona un sogno, sempre con quel "sorriso sgomento" che lo caratterizza. Capitano silenzioso Agostino Di Bartolomei, ma mai banale. Le sue parole sono poche, ma vere e arrivano dritte al cuore della sua gente, la stessa gente che lui stesso porta sempre con sé. Nel portafoglio ha una foto, il suo pubblico, i ragazzi di Roma, che lo acclamano e per i quali lui ha sempre dato tutto, fino all'ultimo giorno, anche la vita. "Io sono un ragazzo semplice, vivo di cose semplici. Non dovete mai ringraziarmi, sono io che mi sento grato a voi. A fine partita lasciate che sia io a battervi le mani". Questo diceva e questo era Ago, in tutta la sua sensibilità e soprattutto la sua semplicità. La virtù più grande forse, in un ambiente che vive di eccessi, di cose stravaganti e di apparenza, la sua è una figura e una voce fuori dal coro, l'esempio che si può essere trascinatori, anche con una faccia pulita, anche essendo semplici. "Tradimento e perdono fanno nascere un uomo, ora rinasci tu" e ogni anno che passa ci sarebbe sempre più bisogno di persone come Agostino Di Bartolomei in questo mondo. "Grande quanto il cielo... Ago capitano mai dimenticato", Roma si è svegliata con questo striscione stamattima, in un giorno che non è come gli altri. Non è mai troppo tardi per ricordarsi delle persone importanti... Ciao Ago.

-Luca Labonia

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