Serie B. Pordenone-Perugia 3-0. Grifo arrendevole e senz’anima. Una disfatta che preoccupa.

7OZ 9985mischiaTG(ASI) Udine. Brutto e senz’anima. E anche senza fame. Al teatro del Friuli di Udine gli uomini di Oddo mettono in scena una recita senza capo né coda, senza convinzione, piena di strafalcioni e amnesie.

Dopo un primo tempo non disastroso, in cui comunque  il risultato non si sblocca soprattutto grazie a Vicario e alla traversa che dice di no a Pobega, la ripresa inizia con i friulani all’arrembaggio e la squadra di Oddo incapace di una qualsiasi reazione, non solo sul piano tecnico e tattico, ma anche e soprattutto sul piano mentale. Il gol dell’1-0 è stato largamente annunciato da altri allarmi, non ascoltati da giocatori in confusione e senza spirito di squadra. Così, il Grifo esce strapazzato in malo modo dal Pordenone. Una sconfitta rovinosa, che salva pochi, forse Gyomber, sicuramente Vicario, anche oggi capace di evitare una sconfitta di proporzioni maggiori. Melchiorri, Dragomir e Balic, cui il turn over quasi ossessivo di Oddo oggi aveva concesso un’altra chance, hanno fallito la prova. Quasi irritante la punta, evanescente il rumeno, tutto e solo in orizzontale il croato, risucchiato nella mediocrità generale dopo un inizio più promettente. Ma oggi, aldilà dei singoli, è mancata proprio la squadra. Il senso e lo spirito della squadra. Il pensiero e l’azione di gruppo. L’idea del gioco  e la sua concretizzazione in gol. La disfatta subìta senza cattiveria ed orgoglio dopo la severa  lezione presa col Cittadella, sembra certificare una fragilità del gruppo che non può legittimare le ambizioni anche in settimana sbandierate da Goretti. Finché il risultato ha retto, il Perugia ha dato l’illusione di poter restare in partita, nonostante già nel primo tempo fosse emersa la differenza tra le due squadre: Pordenone concreto con lanci lunghi, anticipi sulle seconde palle, fisicità, agonismo  e concretezza nelle conclusioni; Perugia con lunghi fraseggi mai capaci di portare al tiro, e senza verve agonistica.  Queste premesse sono esplose a inizio ripresa, quando il Pordenone ha pigiato sull’acceleratore e il Perugia si è squagliato senza reagire prima e dopo il gol dell’1-0. Nonostante le sostituzioni, il Perugia non ha saputo giocate da squadra, non ha saputo capire il momento e cambiare atteggiamento. E questa mancanza di maturità  non è un difetto di giornata, ma un vizio strutturale, dal quale proprio non si vede come si potrebbe uscire. Manca esperienza, mancano le figure capaci di far crescere sul piano della maturità  i tanti giovani promettenti in termini tecnici. E così la squadra sembra amorfa, senza stimoli, in attesa di eventi esterni che possano cambiare le cose, sfiduciata nelle proprie capacità, quasi rassegnata a soccombere. Roba da lettino dello psicanalista che rischia di compromettere una stagione nata tra fanfare e auspici altisonanti. Cosa manca al Perugia per essere all’altezza di quelle ambizioni? Ha ragione Oddo a dire che per essere al livello delle favorite occorrerebbe un maggior tasso di  esperienza per equilibrare e far maturare le virtù dei giovani;  o Goretti a dire che già così come è il Perugia può puntare dritto alla promozione? Su questo dilemma si consumeranno analisi e commenti. Intanto, però, il piatto piange, le speranze sbiadiscono e le incertezze fioriscono nell’ambiente. Davvero una situazione da monitorare con attenzione e maneggiare con cura. Da parte di tutti. A partire da chi ha maggiori responsabilità.

Daniele Orlandi-Agenzia Stampa Italia

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