L’Inter alle prese con problematiche che puntualmente riaffiorano. Spalletti resisterà o seguirà il destino di altri allenatori vincenti come Lippi, Ranieri e Benitez?

Spalletti copy copy(ASI) Spalletti non avrebbe mai immaginato, dopo il boom iniziale, che l’avventura in nerazzurro potesse prendere un orientamento differente. Una pareggite acuta,- da debellare quanto prima,- ha complicato la corsa verso la qualificazione alla prossima Champions League. I giochi non sono fatti ed il traguardo rimane ampiamente alla portata dei nerazzurri, purché il ruolino di marcia torni ad essere quello di inizio stagione.

Le ultime vicende extracalcistiche vanno ad aggiungersi alle difficoltà tattiche connesse con un mercato non del tutto soddisfacente, alla dipendenza da Icardi in zona gol, ed alle normali difficoltà di ambientamento dei vari Dalbert, Karamoh e Cancelo. Nello specifico, a far scricchiolare ulteriormente la non più salda posizione del tecnico di Certaldo, avrebbe contribuito la chiacchierata con alcuni tifosi della Roma. Spalletti avrebbe disquisito delle pregresse problematiche giallorosse e delle attuali nerazzurre. Secondo il tecnico, si sarebbe trattato di una semplice chiacchierata, successivamente adoperata da qualcuno per far male a lui e all’Inter. Nemici, dunque, quelli che, per intenderci, si atteggiano o si comportano in modo tale da provocare il danno e la sconfitta altrui. Per certi versi, appare forse azzardato parlare di nemici, meglio concentrarsi sulle difficoltà dell’Inter che puntualmente riaffiorano. Prima di Spalletti, altri allenatori eccellenti hanno dovuto affrontare le medesime difficoltà, uscendone con le ossa rotte. Lippi, Benitez e Ranieri, solo per citarne alcuni, hanno conquistato numerosi trofei, eppure all’Inter non sono riusciti a vincere (Lippi e Ranieri) o a vincere tanto quanto avrebbero voluto (Benitez). Lippi giunse a Milano con la speranza di ripercorrere i successi juventini. Ben presto le cose presero una piega differente, forse perché, come dichiarato dal tecnico viareggino, “in nerazzurro non ero ben visto perché difendevo la mia juventinità e questo per loro non andava bene”, o forse perché, “ad Appiano non feci molto bene perché nessuno accettava il mio modo di giocare”. Fatto sta che la sfuriata maturata dopo la sconfitta di Reggio Calabria pose fine ad un amore mai sbocciato, ad una intesa mai decollata. Ranieri, principale artefice del miracolo Leicester, fu allontanato, secondo il tecnico, da qualcuno vicino al presidente Moratti. Come dichiarato a “Calcio 2000” nel 2016, “quel qualcuno pensò che, dopo i successi iniziali, l'Inter avrebbe potuto vincere lo scudetto, ma non era così”. Rafa Benitez andò via dopo aver portato in dote una supercoppa italiana ed un mondiale per club. Motivo della discordia, “alcune promesse che mi furono fatte e che non furono mantenute”. Forse aveva ragione De Boer quando, nell’esporre le problematiche della sua permanenza in nerazzurro, accantonò ipotetici nemici, presunti cattivi consiglieri ed eventuali promesse non mantenute, puntando il dito verso la società e il modo in cui è organizzata. Che sia realmente questo il problema principale dell’Inter?

Raffaele Garinella-Agenzia Stampa Italia

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