Una piazza a Trento per Valeria Solesin: giusto o sbagliato?

selesin copy copy(ASI) Trento - Un nome noto, una piazza. Sembra che lo Stato italiano voglia "pagare" il debito nei contratto con Daniela Solesin, dedicandole una piazza, o meglio, «Piazzetta Valeria Solesin. Sociologa 1987-2015. Vittima del terrorismo»: questa la targa apposta nello slargo davanti allo studentato Mayer di via Lampi a Trento, in ricordo della ricercatrice universitaria veneziana, già studentessa presso l'Ateneo di Trento, vittima il 13 novembre 2015 dell’attentato terroristico al Teatro Bataclan di Parigi. E' giusto dedicare una targa commemorativa ad una privata cittadina, morta ammazzata durante un concerto, una serata scelta per andare a divertirsi? Sin da subito c'è stata prospettata come "la meglio gioventù" che emigra all'estero, vittima di uno stato ingrato che non è riuscito né a trattenere né ad accaparrarsi il suo talento. Difatti, a Parigi si è affermata come ricercatrice di successo, con tanto di pubblicazioni. Inoltre, invitava la gioventù a seguire l'esempio francese, "ossia fare figli" (cosa al momento poco recepita in Italia). Si tratta pur sempre di un esempio positivo, ma "costretta" a far valere se stessa altrove, fuori dall'Italia. Torna in patria da morta, viene seppellita con funerale di Stato, alla Presenza del Presidente Sergio Mattarella, della Ministra della Difesa; la liturgia ha previsto bandiere ammainate, l'esecuzione dell'Inno di Mameli e della Marsigliese, la rappresentanza di tre religioni, (cristiana, islamica ed ebraica) benedire la bara. Sembra una semplice cerimonia laica, ma tanto ricorda (e ha ricordato nel Corriere della Sera, Aldo Cazzullo) la liturgia del Milite Ignoto della Terza Italia o addirittura quella del laicissimo funerale del “patriota Daniele Manin” nel 1868. Così scriveva Aldo Cazzullo: “Daniele Manin era un personaggio straordinario (...) Rifondò la Repubblica ma come emblema scelse il tricolore con un piccolo Leone di San Marco; segno che le due bandiere potevano stare assieme. Oggi si aggiunge quella europea”.

Strano, tutto davvero molto strano. Vi sono professori che muoiono, anche quotidianamente, e non viene dedicata loro nessuna targa o strada. Sono validi, magari anche più della Solesin, ma rimarranno nell'oblio. Lo Stato italiano, per aver spinto via un suo talento, vuole saldare il suo debito con una piazza o una targa, o andando addirittura oltre ripristinando una liturgia perduta nelle guerre mondiali.

Alla cerimonia dell'inaugurazione della targa di Trento erano presenti Luciana Milani, madre di Valeria, il Sindaco della Città Alessandro Andreatta, il Rettore dell'Università Paolo Collini e il presidente dell’Opera universitaria di Trento Alberto Molinari.

Al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento, si è tenuta la seconda edizione della conferenza per ricordare la figura della ricercatrice scomparsa, dove è stato assegnato (perché istituito) un premio alla sua memoria.

Giusto o sbagliato, la Solesin non c'è più. Se lo Stato italiano fosse stato meno avido di soldi e finanziamenti, potrebbe avere costruito un futuro in Italia, ed essere divenuta una stimata professionista qui. La liturgia postuma, non sarà mai abbastanza.

Valentino Quintana - Agenzia Stampa Italia

Continua a leggere