Popolo, Patria, Tradizione: intervista ai dirigenti di Azione Identitaria

AzioneId copy(ASI) Perugia – Azione Identitaria è un movimento politico-culturale costituitosi nel dicembre 2015. La base ideologica di questo movimento è l’identità, intesa come la difesa e la promozione dell’identità locale, italiana ed europea contro la distruzione della cultura e delle caratteristiche di ogni nazione europea attuata dalla globalizzazione, come dichiarano gli esponenti di AI.

La presente intervista risale al secondo “BoscoFesta”, il campo politico del movimento identitario, svoltosi nei giorni 26 – 27 – 28 di agosto 2017 a Gualdo Cattaneo, in provincia di Perugia, all’interno del quale molti sono stati i temi dibattuti. Come il “Risorgimento prossimo venturo - L'identità locale, italiana ed europea nell'era del tramonto della globalizzazione, tra patriottismo e comunitarismo”; il signoraggio monetario e la presentazione del libro Oltre l’agonia dell’avvocato Marco Della Luna; “il Rinascimento post-apocalittico come corrente letteraria identitaria” e la presentazione delle opere letterarie Trilogia del Tempo dell'Apolide con gli autori Alessandro Cavazza e Marco Maiani.

Al termine di questa tre giorni identitaria di fine agosto, il Reggente nazionale Federico Fregni e il Responsabile culturale Daniel Guillem hanno concesso gentilmente un’intervista ad Agenzia Stampa Italia.

Reggente Fregni, ricordi ancora ai lettori di ASI che tipo di movimento è Azione Identitaria.

Federico Fregni: «Azione Identitaria ha come proposito il risveglio dell’identità profonda del popolo italiano ed europeo; della difesa della dignità sociale della nostra popolazione. Questo si traduce in una continua evocazione sul piano politico, metapolitico e culturale, della difesa delle nostre radici e in operazioni di tutela della nostra storia, della nostra cultura, della nostra identità, che oggi viene minacciata dalla globalizzazione e dal Mondialismo. Questo è molto importante sottolinearlo senza cadere nelle trappole del sistema elettorale, noi intendiamo rimanerne al difuori e operare una battaglia sul territorio a contatto con la popolazione, a contatto con la cultura, a contatto con le battaglie quotidiane delle nostre regioni sui nostri territori, senza mescolarci con quelle che sono votazioni, elezioni e così via.»

Responsabile Guillem, perché vi dichiarate essere un movimento politico ma non elettorale?

Daniel Guillem: «Noi consideriamo che giocare al gioco elettorale, perché di gioco si tratta, significhi perdere in partenza e obbligarsi a fare discorsi ipocriti che non ci appartengono: dal nostro punto di vista la politica è ben altro. Noi ci mettiamo al difuori del sistema elettorale e ci concentriamo, piuttosto, in altre battaglie. Pensiamo a cosa sarebbe stato, che mondo parallelo, che mondo totalmente altro si sarebbe venuto a creare se tutti quei movimenti, portatori di idee affini alle nostre, si fossero concentrati nello smascherare e nell’individuare tutti gli argomenti fallaci e tutte le ipocrisie che reggono l’attuale sistema democratico.»

Reggente Fregni, tra le vostre battaglie vi è anche il contrasto all’immigrazione. A onor del vero, vi sono già molti partiti o movimenti politici che premono su questa tematica. Voi in che cosa vi differenziate?

Federico Fregni: «Noi riteniamo che la lotta all’immigrazione extraeuropea di massa e a quella che è ormai la grande sostituzione dei popoli italiani ed europei nelle loro terre d’origine da parte di masse sradicate provenienti da tutto il resto del mondo, sia una tematica molto importante e da noi molto sentita. Noi non possiamo tirarci indietro di fronte al rischio della sparizione della nostra popolazione, al rischio dell’estinzione della nostra cultura. Allo stesso tempo non possiamo non opporci al rischio di un’Europa “balcanizzata” divisa in tribù, in sottoculture, in ghetti etnici, come quella che si sta ormai delineando oggi. Riteniamo però, a differenza di molti altri movimenti, a differenza di molte figure che pur hanno appoggiato questa lotta all’immigrazione di massa, che questa sia piuttosto l’effetto e non la causa: l’effetto di una perdita d’identità da parte dei popoli europei. Senza questa nostra crisi profonda di valori, senza questo non più riconoscerci in quello che siamo, un’immigrazione di massa sarebbe stata letteralmente impossibile. Quand’anche, oggi, queste forze, che si dichiarano contrarie alle immigrazioni – senza però andare ad analizzare quale siano state le cause di questo afflusso massiccio di popolazioni verso un’Europa non più consapevole di se stessa –, riuscissero a porre un argine politico momentaneo nei confronti degli sbarchi, nei confronti dell’afflusso continuo di clandestini, senza però rimuovere quelle che sono state le cause profonde, ideologiche, interiori, ed anche economiche, di questo fenomeno, ebbene esso si ripeterà fra cinque anni, fra dieci anni, fra trent’anni. Ad ogni nuova generazione di europei che nascerà deprivata completamente della sua identità, della sua cultura, come è accaduto alle ultime tre generazioni, non ci sarà nessuna soluzione a questa immigrazione di massa. Noi crediamo che sia ancora più importante, oltre all’opporci all’immigrazione di massa, il risvegliare la nostra identità: ricordare chi noi siamo, le nostre origini, ricordare il legame profondo tra il nostro popolo e la nostra terra.»

Responsabile Guillem, Azione Identitaria è un movimento che pone le sue battaglie anche al di là della mera questione immigratoria, oppure?

Daniel Guillem: «Certamente. Le battaglie che porta avanti Azione Identitaria sono molte e si dispiegano sui vari piani dell’esistenza umana. Dal nostro punto di vista possono essere riassunte in quella felice definizione che è la “disintegrazione del Sistema”. Posso citare la battaglia contro il signoraggio monetario; la battaglia per la difesa della terra dal mostro modernista, che dopo averla ridotta a risorsa utilizzabile dal mondo tecnificato, la sta anche distruggendo sul piano fisico e materiale. Un’altra battaglia che ci sta molto a cuore è quella dell’impeto della vera cultura, ovvero di quella cultura che non si lascia ingabbiare nei presupposti delle ideologie moderne e postmoderne. A questo proposito mi piace citare l’esempio degli indiani d’America, l’esempio di quei popoli che trovandosi faccia a faccia contro quello che possiamo definire, legittimamente, il maggiore nemico dell’umanità, cioè il liberalismo americano, hanno portato avanti e continuano a portare avanti battaglie che li vedono impegnati nella difesa delle loro terre dei loro fiumi, nella difesa delle loro lingue e delle loro tradizioni, e soprattutto nella difesa della loro dignità sociale e morale. E’ in questo senso che vogliamo portare avanti la nostra azione politica e culturale, ben consci del fatto che la realtà umana, e quindi politica, non si lascia incasellare dalle categorie novecentesche o ottocentesche che siano.»

Reggente Fregni, soltanto in Italia, esiste un vasto mondo di partiti o movimenti politici nazionalisti: alcuni dei quali si rifanno ideologicamente all’esperienza fascista, altri – che pur non richiamandosi direttamente a quell’esperienza – si fanno promotori dell’indipendenza nazionale. Comunque tutti, oggi, immersi nel contrasto all’Unione Europea e alla globalizzazione. Azione Identitaria vorrebbe arrivare ad innovare e ad unificare tutte queste forze?

Federico Fregni: «Noi guardiamo con favore, e in molti casi appoggiamo concretamente sul territorio, tutta una serie di iniziative patriottiche, sovraniste o nazionaliste (anche se quest’ultimo termine per noi a volte sta un po’ stretto). Noi non vogliamo cadere nel pregiudizio di giudicare iniziative, che possono essere vitali per la preservazione dell’identità e per la tutela dei nostri popoli, in base a costruzioni mentali, contrapposizioni o storie di guerre civili passate e vecchie di alcuni decenni o vecchie addirittura di secoli. Detto questo, riteniamo che attualmente nel panorama politico e culturale italiano ci sia un vuoto. Questo vuoto è rappresentato dall’assenza di un patriottismo puro, di un patriottismo non incasellato nelle ideologie novecentesche o ottocentesche, di un patriottismo che si rifaccia a radici talmente antiche da essere immemoriali. E proprio in funzione di questo vuoto – che noi riteniamo minaccioso, problematico e riteniamo che danneggi la sopravvivenza stessa della nostra identità – noi ci siamo messi in azione e cerchiamo di testimoniarlo anche nella concretezza delle nostre azioni politiche e culturali. Riteniamo riduttivo incatenare l’identità nazionale e l’amor patrio a ideologie e a costruzioni del mentale. Riteniamo, come i nostri avi romani, che le strutture statali e le ideologie politiche siano piuttosto degli strumenti di preservazione del popolo e della salus publica, piuttosto che il contrario: come avviene, invece, in tutte le ideologie della modernità e della postmodernità. Ciò che importa, per noi, è la preservazione della forma culturale ed etnica del nostro popolo e il benessere e la salute collettiva. Tutte quelle che sono le strategie politiche, che devono necessariamente esserci e devono essere studiate, sono di conseguenza di questa preservazione e mai il contrario. Se la nostra azione sarà unificante di tutte le realtà patriottiche e sovraniste italiane, o piuttosto sarà di supporto ad un’azione più ampia, questo lo deciderà il livello d’impegno e di dedizione che noi sapremo dedicarvi, e lo decideranno le dinamiche storiche e il popolo italiano. Dal canto nostro ogni giorno della nostra vita è dedicato alla difesa dell’eredità dei nostri antenati e al futuro del nostro popolo.»

Federico Pulcinelli – Agenzia Stampa Italia

 

 

 
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