Islam: Redouane (moschea Roma): "Ingiustificabile deriva violenze anti ebraica"

(ASI) I dissensi sulla questione palestinese “non giustificano in alcun modo nessuna deriva che minaccia la convivenza tra le comunità islamiche e le comunità ebraiche in Italia”.
E’ quanto scrive in una lettera scritta da Abdellah Redouane, Segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia, noto come la Grande moschea di Roma, a Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei). In riferimento “alla Sua lettera aperta destinata al ministro dell'Interno, al Sindaco, al Prefetto e al Questore di Milano, ed anche per conoscenza alle Organizzazioni Islamiche firmatarie del Patto Nazionale per un Islam Italiano con il Viminale, mi sento interpellato in qualità di primo firmatario in rappresentanza del Centro Islamico Culturale d'Italia e voglio dissociarmi in modo netto ed assoluto dagli slogan scanditi durante la manifestazione svoltasi a Milano recentemente”, spiega Redouane riferendosi alla manifestazione svoltasi nelle scorse settimane nel capoluogo lombardo dove si scandivano slogan anti-ebraici. “Ribadisco che la posizione del Centro Islamico Culturale d'Italia, unico ente islamico riconosciuto dal Presidente della Repubblica con decreto n.7I211974, è sempre stata istituzionalmente responsabile e di conseguenza rigetta ogni incitamento alla violenza e all'odio fra i singoli e fra i popoli. I dissensi sulla questione palestinese non giustificano in alcun modo nessuna deriva che minaccia la convivenza tra le comunità islamiche e le comunità ebraiche in Italia. Il legame esistente fra loro è basato sulla comune radicata cittadinanza ma anche sulle prospettive in seno all'Italia e all'Europa da costruire tutti insieme”. I musulmani della Grande moschea di Roma ritengono infatti che “l'espressione del disaccordo non deve degenerare in una situazione conflittuale in cui un'ulteriore scontro non è di alcuna utilità che aiuti a trovare la risoluzione del problema. Consideriamo che le sedi più opportune per il confronto sulle questioni delicate e sensibili non siano le piazze ma le istituzioni internazionali”.

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