Le intollerabili provocazioni istituzionali e l’ira dei cittadini

costituzione copy(ASI) Ma cosa vogliono fare? Fino a quando possono ignorare la Costituzione e provocare i cittadini? Prima hanno cercato maldestramente di stravolgerla, la Carta, con la sgangherata riforma di Maria Elena Boschi e di Matteo Renzi, rigettata, sdegnosamente, da milioni di cittadini che hanno affollato i seggi per dire “No” ad uno scempio senza precedenti, ma adesso mi pare stiano esagerando.

La Costituzione viene violata ogni giorno, ignorato l’esito del referendum, ignorata la volontà popolare, ignorate le sentenze della Corte Costituzionale, insomma come se non fosse successo niente. E invece è successo tanto di cui bisognerebbe tenerne conto. Dopo aver “straperso”, Matteo Renzi si è dimesso ed al suo posto è stato nominato Paolo Gentiloni (ex ministro degli Esteri) con un governo fotocopia. Già qui c’è, macroscopica, un’anomalia. Per la semplice ragione che quella valanga di No non si riferiva - come peraltro hanno capito tutti - alla sola riforma costituzionale, quei No erano prevalentemente rivolti al governo Renzi e al suo modo di governare, alle riforme disastrose fatte: dal Jobs Act alla “buona scuola”, dal “salvataggio” delle banche alla pessima riforma della PA, bocciata dalla Consulta, dalla pessima gestione dei flussi migratori, alla sicurezza, al disastro dell’economia. Che cosa doveva e poteva sbagliare di più? Bisognava fare - questo è ovvio - un altro governo, ma non identico al precedente. E’ veramente insopportabile, come ha fatto in più occasioni il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, elogiare la straordinaria partecipazione al referendum dei cittadini e poi non tenere assolutamente conto di quello che hanno detto. Perché le provocazioni sono veramente tante, decisamente troppe. Fare un governo identico al precedente è stato un insulto ai cittadini, un gesto altamente provocatorio, illegittimo da qualsiasi punto si guarda. Come si fa a lasciare al suo posto, anzi addirittura promuoverla, Maria Elena Boschi, l’autrice della riforma? Come si fa a lasciare al suo posto Marianna Madia, anche lei autrice di un'altra riforma bocciata anche questa? Hanno commesso errori gravissimi, di evidente incapacità amministrativa e istituzionale, e sono state bocciate clamorosamente. Come si fa a togliere la Giannini, sì forse corresponsabile di quel pataracchio che era la riforma della scuola ma non si può mettere all’istruzione (all’istruzione!) una che non sa nemmeno se ha un diploma o una laurea: con quale autorevolezza incontrerà i rettori delle università? E un premio Nobel? Un po’ di decenza e di senso dello Stato ci vorrebbe, ogni tanto. Vero presidente Mattarella? Per non parlare della scena, meritevole di essere inserita di diritto, per l’irresistibile comicità, nei cinepanettoni nelle sale in questi giorni, di Angelino Alfano, neo ministro degli Esteri, che arriva trafelato all’incontro dei ministri a Bruxelles e con un inglese maccheronico spiega alla delegata, che lo va ad incontrare, che il ritardo del suo aereo era dovuto al vento contrario con un gesto che ha fatto ridere mezzo mondo. Questa accozzaglia sarebbe un Governo che “rispetta la Carta” come dice Mattarella? Assolutamente no. Non la rispetta non solo per la modestia (un pietoso eufemismo) dei suoi componenti, ma perché non ha, in maniera piuttosto evidente, “l’allineamento”, teorizzato da Costantino Mortati, tra la volontà del corpo elettorale con la rappresentanza parlamentare. Non solo, Mattarella ha il dovere - se non lui, chi? - di ricordarsi, e di ricordare a tutti coloro che fanno finta di essersene dimenticati, che la Corte Costituzionale ha da tempo rilevato che gli attuali componenti di Camera e Senato, eletti con la legge 21 dicembre 2005, n.270, nota legge Calderoli, o, se preferite, “Porcellum”, era una legge palesemente illegittima dal punto di vista costituzionale nei due punti principali indicati dalla Consulta nella ormai famosa sentenza n.1 del 2014: illegittimo il premio di maggioranza assegnato alla Camera ed al Senato e le liste elettorali “bloccate”, senza cioè la possibilità di esprimere una preferenza. Due punti chiave del sistema elettorale che ha consentito la scelta dei parlamentari alle segreterie dei partiti e non al popolo a cui appartiene la esclusiva sovranità, secondo comma art.1 della Costituzione. Come fa Mattarella a dire che il governo rimane in carica finché ha la maggioranza parlamentare. Rimane sempre una maggioranza di un parlamento illegittimo. Qualcuno - parte in causa - ha cercato di ricordare che nonostante i gravissimi rilievi della Corte, la stessa ha anche detto - sempre nella sentenza sopra richiamata - la legittimità del parlamento eletto con quella legge. Ma come si fa a non capire che l’evidente contraddizione giuridica, oltre che logica, è stato un modo (responsabile?) per evitare conseguenze devastanti. Decidere in maniera diversa avrebbe provocato - e la Corte non poteva assolutamente farlo - una pericolosa e clamorosa crisi istituzionale. Un parlamento illegittimo significava lasciare lo Stato senza autorità e senza guida, con tutti gli atti illegittimi, un vuoto che avrebbe paralizzato il Paese. Ciò non toglie, però, che effettivamente i 130 parlamentari in più, assegnati con una legge incostituzionale, siano una grave anomalia, da sanare prima possibile, facendo votare con una nuova legge elettorale. Cosa che invece non si sta facendo. Colpe gravissime, omissioni inconcepibili. Si è ignorato tutto, si cercano sempre motivazioni più o meno strampalate per rinviare la consultazione elettorale. La priorità del governo Gentiloni doveva essere questa. Il presidente della Repubblica ha il dovere di sollecitare, con le modalità che gli consente la Carta, una rapida approvazione di una nuova legge elettorale diversa dall’Italicum, la legge attuale che però ha, anche questa, piuttosto palesi, elementi di conflittualità costituzionali, che sicuramente la Corte Costituzionale renderà note il 24 gennaio. Se si sanno già i rilievi della Corte perché bisogna aspettare il 24 gennaio? Chiaro, è un altro modo per guadagnare tempo, rinviare le elezioni, arrivare alla fine della legislatura per far maturare il vitalizio ai parlamentari, ingannare ancora una volta i cittadini. Invece si poteva e si doveva approvare subito la legge elettorale e votare prima possibile, solo così, peraltro, come vuole Mattarella, a fine maggio, a Taormina, al G 7, ci sarebbe un governo (forse) autorevole e con pieni poteri.

Mattarella dice basta a chi diffonde odio, ma l’odio nasce spontaneo tra i cittadini che ogni giorno subiscono le prepotenze, le ingiustizie, le derisioni dei potenti. Come si fa ad arginare l’ira dei cittadini quando si tagliano gli stipendi da fame, addirittura perfino le pensioni e poi si destinano (per dilapidare ancora una volta) 20 miliardi di euro, a debito perché nemmeno ci sono, per “salvare” per l’ennesima volta, le banche andate in malora perché affidate, da quelle mezzecalzette di politici incapaci e disonesti, a bancarottieri di professione che ricevono prima retribuzioni da nababbi e poi liquidazioni pazzesche. Sarebbe stato opportuno fare, almeno, qualche azione di responsabilità, sequestrare gli ingenti patrimoni ai presidenti e agli amministratori delle banche andate in default. Niente. C’è sempre il popolo “sovrano” pronto e costretto a pagare.

Però, presidente Mattarella, considerare i cittadini sempre, come al solito, popolo bue, potrebbe, alla lunga, essere pericoloso perché anche il bue potrebbe, insultato e provocato continuamente, perdere l’infinita pazienza che finora ha dimostrato di avere.

Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia

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