Serbia nella Ue.  Intervista con Tanja Miščević, capo delegazione serba per i negoziati per l’adesione del paese slavo alla Ue

(ASI)  Abbiamo incontrato Tanja Miščević, capo delegazione serba per i negoziati per l’adesione del paese slavo alla Ue.

Abbiamo approfittato dell’occasione per capire meglio a che punto sono le trattative tra le due parti, quali vantaggi porterà l’ingresso di Belgrado nei palazzi di Bruxelles e Strasburgo e quale ruolo sta svolgendo e continuerà a svolgere la giovane Repubblica in un’area strategica e delicata come quella balcanica.

 A che punto sono le trattative tra Ue e Serbia per l'adesione di questa all'Unione?

Le trattative sono molto avanzate e procedono molto bene. I primi passaggi formali sono già stati fatti, abbiamo già superato un primo screening fatto dalla Ue e contiamo di riuscire a sfruttare al meglio il semestre di presidenza italiana per sfruttare i rapporti di amicizia con il vostro paese per dare un decisa accelerata a questi passaggi. Abbiamo però molti Capitoli aperti, ma la nostra intenzione è quella di chiuderne il maggior numero possibile entro i prossimi mesi. Il nostro obiettivo è entrare a far parte dell’Unione entro il 2020. Ora stiamo definendo i Capitoli 23 e 24 che ci stanno molto a cuore.

Cosa offre la Serbia all'Europa?

Noi siamo un piccolo grande paese che può offrire all’Europa lavoratori specializzati ed un mercato in espansione che può garantire nuove opportunità agli investitori. Inoltre possiamo vantare tutta una serie di accordi bilaterali con paesi terzi che possono permettere ai nostri partner commerciali e politici di esportare eventualmente i loro prodotti in paesi come la Russia e i suoi partner ottenendo grandi vantaggi economici. Non va poi dimenticato che noi siamo il confine dell’Europa e quindi abbiamo molto da offrire anche per quanto riguarda la lotta all’immigrazione, alla criminalità ed al terrorismo.

Quali sono i maggiori ostacoli alla vostra adesione all'Unione europea?

C’è un po’ di tensione per quanto riguarda il Kosovo. Per la noi la normalizzazione dei rapporti con Pristina è una priorità, ma il governo di Belgrado non ne riconoscerà mai l’indipendenza, anche se il Capitolo 35 del negoziato è solo uno dei tanti sul tavolo.

Complicazioni diverse sono poi fornite dalla crisi economica che sta rallentando il raggiungimento di alcuni obiettivi in chiave Ue. Dobbiamo poi rivedere alcuni aspetti dei nostri ordinamenti ma nulla che possa precludere il nostro ingresso nell’Unione.

Una volta entrata nella Ue che ruolo potrà avere la Serbia nei Balcani?

Essendo il paese più grande dell’area svolgiamo già un ruolo guida nella regione. Noi siamo disponibili a mettere a disposizione della Bosnia, del Montenegro e di tutti i nostri vicini la nostra esperienza in questo percorso di avvicinamento alla Ue.

Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia

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