Sguardo ad Est e le sanzioni alla Russia: Intervista a Pietro Di Febo, Vicepresidente dell’Associazione Culturale Russia - Emilia-Romagna

difebo copy(ASI) Per lo speciale dedicato alle sanzioni alla Russia abbiamo intervistato Pietro Di Febo, imprenditore, editore e Vicepresidente dell’Associazione Culturale Russia - Emilia-Romagna.

Vicepresidente Di Febo, a suo giudizio, qual è stato l’impatto delle sanzioni economiche alla Russia sul comparto produttivo e aziendale italiano?

 

Pietro Di Febo: «L’impatto è stato molto forte negli ultimi tre anni, da quasi 11miliardi di esportazioni siamo passati a 6,5miliardi – adesso c’è stata una lieve ripresa nei primi sei mesi di quest’anno. L’impatto ha colpito, ovviamente, i settori controsanzionati dalla Federazione Russa a seguito delle sanzioni imposte ingiustamente dalla Comunità Europea, soprattutto nei tre settori chiave colpiti che sono l’ortofrutta, i latticini e le carni fresche. C’è però da specificare una cosa: le sanzioni russe sono delle sanzioni mirate e di piccola entità. In realtà il grosso del calo del fatturato dell’export italiano è dovuto alla svalutazione del rublo russo, conseguente al crollo dei prezzi del petrolio che c’è stato due/tre anni fa. Quindi la correlazione tra le esportazioni in generale verso la Russia e l’andamento del petrolio è molto forte. Quindi bisogna sapere scorporare la parte colpita dalle sanzioni, dalla parte dovuta alla svalutazione della moneta. C’è da dire che chiaramente, oltre all’impatto economico, l’impatto delle relazioni tra le due comunità, quella italiana e quella russa, ma più in generale quella europea, sono state messa a dura prova. Noi europei siamo stati talmente sciocchi da riuscire a limitare gli scambi commerciali e culturali con la Russia, in un momento d’espansione, in un momento in cui la Russia si affacciava molto apertamente all’Occidente. Dall’altra parte tutto questo sta favorendo la Russia: cioè queste sanzioni che dovevano isolare Putin e la Russia dalla comunità internazionale, in realtà c’è un rafforzamento interno sia nei termini economici sia nei termini di consenso al Governo, che è proprio quello che la Comunità Europea non voleva. Ma il problema è che bisogna mettersi nella prospettiva dei russi e la prospettiva dei russi non è la nostra prospettiva.»

 

Federico Pulcinelli – Agenzia Stampa Italia

 

 

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