Petr Burianek: Italia e Repubblica ceca sono due nazioni molto simili

 (ASI) Continuano le grandi interviste esclusive di Agenzia Stampa Italia con le quali offriamo ai nostri lettori la possibilità di conoscere paesi stranieri senza preconcetti e dalle parole che chi quei paesi li rappresenta in Italia.

In questa occasione abbiamo incontrato per voi Petr Burianek rappresentante diplomatico di Praga in Italia, un paese che sta vivendo un forte sviluppo economico e che, cosa poco nota, fino al 1939 rappresentava uno dei paesi più industrializzati di tutto il Vecchio continente. Con l’ambasciatore, come di consueto abbiamo, abbiamo affrontato temi legati all’economia ed all’attualità politica, senza trascurare l’interscambio finanziario e culturale tra i nostri due paesi. Parlando con il dottor Burianek abbiamo scoperto una nazione molto più simile alla nostra di quanto si potesse pensare, specie in campo cultura una sorpresa relativa visto che comunque la sua nazione e parte dell’Italia per secoli hanno fatto parte dello stesso impero. Interessante è parsa soprattutto la parte relativa alla scissione della Slovacchia dalla Repubblica ceca, un evento accorso più di venti fa reso però attuale dal referendum scozzese e da quello catalano, senza dimentica le discutibili istanze separatiste di alcuni movimenti politici nostrani.

1) Italia e Repubblica Ceca sono da tempo impegnate nella collaborazione per il sistema europeo di navigazione satellitare Galileo. Quale importanza riveste questo progetto per il vostro paese e quali sono le finalità di questa cooperazione?

Quello di Galileo per noi è un progetto molto interessante per almeno due motivi: innanzitutto ha sede in Repubblica cece, ovvero è il primo progetto che ha sede in uno dei paesi di più recente adesione nella Ue; secondariamente, grazie a questo progetto, abbiamo la possibilità di collaborare a tutta una serie di progetti e aziende europee ed italiane del settore aerospaziale. Con l’Italia ci lega una lunga collaborazione in questo settore anche per la ricerca. La Cecoslovacchia prima e la Repubblica ceca poi hanno una lunga tradizione per quanto riguarda la ricerca aerospaziale, già negli anni ’70 abbiamo sviluppato satelliti spaziali poi mandati in orbita. Tutti questi motivi rendono questo progetto molto importante. Lo scorso anno ho avuto la possibilità di visitare il centro di L’Aquila Fucino ed è stato molto importante perché ho visto con i miei occhi come si sviluppa questa collaborazione. Trovo piacevole che a capo del progetto Galileo, a Praga, ci sia proprio un italiano.

 

2) Lo scorso maggio si sono svolte le elezioni europee. Storicamente parlando la Repubblica ceca, a differenza dell’Italia, è un paese euroscettico. Come nasce questa diffidenza e il vostro governo ha mai cercato di invertire questa tendenza?

È vero che noi abbiamo questa etichetta, ma negli ultimi tempi le cose sono un po’ cambiate. Con l’elezione del presidente Zeman ed il governo di centrosinistra la Cechia ha iniziato ad invertire questa tendenza. Per quanto riguarda le scorse Europee credo che per il nostro paese siano state un successo. Ai primi tre posti sono finiti tre partiti molto simili per voti ed elettori e fanno parte delle tre fazioni che fanno parte delle tre principali famiglie Europee ovvero Ppe, Pse e Alde. Credo che gli elettori cechi abbiamo scelto molto bene, eleggendo tre partiti filoeuropei mentre hanno registrato una brusca frenata i partiti populisti anti Ue e contro l’immigrazione. Per questo motivi considero questi risultati un successo, unico neo è stata la scarsa partecipazione, intorno al 20%.

 

3) In un momento delicato come questo, quali sono le condizioni dell’economia ceca? Quali sono attualmente i rapporti economici tra Roma e Praga e in quali settori gli investitori italiani potrebbero ritagliarsi uno spazio importante per supportare la vostra economia?

Il nuovo governo è stato costituito alla fine di gennaio quando già si vedeva una piccola ripresa, quindi noi prevediamo una crescita del Pil di oltre il 2%. Anche noi abbiamo vissuto un paio di anni molto difficili. La nostra economia ha avuto grandi problemi anche se la disoccupazione non è cresciuta troppo. Tutti gli indicatori fanno presagire che la crescita durerà anche nei prossimi anni. Il governo cerca di tenere sotto controllo il bilancio dello Stato per rispettare i parametri di Maastricht ed il limite del 3%. Crediamo che ulteriori investimenti ci aiuteranno a crescere ancora. Il rapporto con l’Italia è abbastanza buono, è il nostro 6 partner commerciale, parliamo di un fatturato di circa 9 miliardi di euro annui. Fino agli anni ’30 eravamo un paese industriale ed avanzato, anche oggi abbiamo una industria metalmeccanica di buon livello per la produzione e la costruzione dei mezzi di trasporto, bus e auto. La nostra economia si basa sulle esportazioni, il 90% delle quali è diretto in Europa. L’Italia è un grande investitore in Italia. Dagli anni ’90 sono arrivato i vostri grandi gruppi come Eni, Unicredit, Generali e Fiat. La Fiat produce qui gli autobus Iveco che poi vediamo sulle strade italiane. Sono investimenti molto forti e credo che dureranno ancora a lungo. Negli ultimi tempi abbiamo registrato l’arrivo di piccole e medie imprese italiane che comunque creano posti di lavori e produzioni di qualità, anche a livello tecnologico. Ci fa molto piacere che dopo una piccola flessione tra il 2012 ed il 2013 il commerciale tra noi e voi sta riprendendo quota.

 

4) Italia e Repubblica ceca appaiono due Stati molto diversi tra di loro. Che importanza hanno gli scambi culturali tra questi due paesi e gli italiani come rispondono agli eventi culturali che voi promuovete nei nostri confini?

Non credo ci sia tutta questa differenza, anzi nel passato una parte dell’Italia e la Boemia facevano parte della stessa entità nazionale. Nei secoli scorsi artisti italiani sono sempre stati presenti in Boemia. Gli artisti italiani sono molto conosciuti in Cechia. Il campo della musica ci unisce fortemente visto che i compositori di entrambi i paesi sono ben conosciuti. Attualmente stiamo organizzando l’anno della musica ceca in Italia con concerti della nostra Filarmonica nelle vostre principali città, puntiamo ad avvicinare la nostra musica e la nostra cultura agli italiani. Gli architetti italiani, gli storici e gli scrittori hanno avuto una grande influenza sugli artisti cechi, i nostri artisti venivano in Italia a Roma e si facevano ispirare dalle vostre bellezze. Anche il numero di turisti cechi siamo su buoni livelli, parliamo di circa 600mila presenze l’anno che su una popolazione di 10 milioni è molto buono. Noi cerchiamo di far conoscere la nostra cultura agli italiani, a Roma se ne occupa l’Ambasciata a Milano un apposito centro culturale. C’è poi Cechz turism che si occupa di far conoscere la nostra cultura in Italia. Oltre alla cultura storica stiamo cercando di far conoscere la nostra cultura contemporanea, la nostra produzione cinematografica. Anche a livello letterario cerchiamo di promuovere i nostri scrittori moderni, non solo quelli più noti come Milan Kundera o simili. Mi sia però permessa una osservazione, nelle settimane scorse a Venezia si è parlato molto del matrimonio di George Clooney ma in contemporanea è stata inaugurata la Pachina di abatan avel in cui due persone si possono sedere guardandosi e discutere del mondo. Un’opera realizzata da Borek Sipek, e collocata nell’ambito dell’università internazionale di Venezia, mi raccomando se andate a Venezia dovete andare a vederla.

Purtroppo questo evento non ha avuto la giusta pubblicità ma è molto importante visto che Venezia è la quinta città dove arriva questa banchina, dopo Washington, Praga, Dublino e  Barcellona. Un’altra cosa che volevo ricordare è il ruolo delle legioni cecoslovacche che hanno combattuto anche in Italia ed hanno contribuito a porre fine alla I Guerra Mondiale, militari che prima diventavano prigionieri di guerra quindi costituivano i propri reggimenti ed hanno poi combattuto anche per realizzare la Repubblica cecoslovacca nel 1918.

 

5) Il primo ministro Bohuslav Sobotka ha espresso serie preoccupazioni per le sanzioni che l'UE ha stabilito nei confronti della Russia e si è detto contrario ad un ulteriore inasprimento della linea di Bruxelles. Quali sono le conseguenze di queste decisioni sulle sorti dell'economia nazionale ceca e quali settori potrebbero essere maggiormente colpiti da un eventuale ulteriore blocco russo dell'import dall'Europa?

Non è una cosa semplice introdurre sanzioni economiche visto che comunque toccano anche i nostri interessi economici. Per noi la Russia è un partner molto importante e le nostre esportazioni stanno aumentando negli ultimi anni, ovvio che il nostro Primo ministro abbia espresso preoccupazione per le possibili conseguenze. Per il momento le sanzioni non hanno un grave impatto sulla nostra economia, speriamo non vengano inasprite, dipende sia dal contenuto delle sanzioni sia dai settori che vanno a toccare. La Ue non ha grandi possibilità per colpire un paese come la Russia. Però sappiamo tutti che le sanzioni sono un mezzo strumento, dovrebbero portare intorno ad un tavolo tutte le parti interessate per giungere ad una soluzione diplomatica. Questo credo che stia succedendo, quindi credo cha almeno in questo le sanzioni abbaino avuto l’effetto sperato, possiamo solo sperare non ce ne siano altre.

 

6) Dal 1991, la Repubblica Ceca ha aderito al gruppo di Visegrad insieme a Polonia, Slovacchia e Ungheria. Questo consesso mitteleuropeo si è dimostrato funzionale alla crescita economica nel contesto post-comunista dell'Europa centro-orientale, ma ha mostrato anche alcuni limiti strutturali. La crisi ucraina, ad esempio, sta mettendo in evidenza distanze ragguardevoli tra la posizione della Polonia di Donald Tusk e quella dell'Ungheria di Viktor Orban. Qual è il lavoro di Praga per ricucire gli strappi e favorire la diplomazia?

Il gruppo di Visegrad per noi è molto importante, ed anche per i nostri partner. Nato nel 1991 in un momento storico molto diverso da quello attuale, quando c’era necessitò di collaborare per passare dal comunismo alla democrazia. In quel periodo abbiamo dovuto risolvere alcuni grandi problemi come ad esempio la partenza dell’esercito sovietico dai nostri paesi, poi tutte le problematiche legate al Comecon. C’erano dei temi molto complessi e la collaborazione appariva l’unica soluzione, una posizione comune ha favorito tutti i paesi coinvolti. Poi è arrivato il momento in cui abbiamo iniziato a pensare ad aderire alla Nato ed alla Ue, e quella collaborazione ha dato i suoi frutti, oggi che siamo in quelle strutte il gruppo Visegrad serve a rafforzare i nostri sforzi. La collaborazione tra noi 4 è molto importante e i nostri primi ministri hanno sempre la possibilità di incontrarsi prima delle sessioni di Bruxelles per poi avanzare una proposta comune. Il valore di questa cooperazione è veramente elevato perché i nostri primi ministri riescono a superare anche le differenze derivanti da diverse maggioranze politiche La collaborazione per gli interessi comuni va oltre le differenze politiche tra i singoli paesi.

7) Nonostante la vittoria dei socialdemocratici, i risultati delle elezioni parlamentari del 2013 hanno registrato le rispettive avanzate del partito populista ANO e del Partito Comunista di Boemia e Moravia, entrambi fortemente euroscettici. Come giudica quei risultati e crede che la recente ripresa economica registrata nel Suo Paese grazie all'aumento della domanda interna ed estera possa bastare per accrescere la fiducia dei cittadini nell'operato del governo?

Le elezioni del 2013 hanno visto l’ingresso in Parlamento di alcuni nuovi movimenti. Il movimento Ano ha avuto un buon risultato; però non credo si possa parlare di un movimento populista, visto che ha a capo una persona molto responsabile e di successo che attualmente è ministro delle finanze ed ha imposto una seria politica fiscale. La sua politica è molto responsabile sia nei confronti del popolo e del governo, non ha caratteristiche populistiche. Per quanto riguarda il partito comunista ceco e moravo è un soggetto molto raro in Europa si mantiene da più di 20 anni introno al 15% ma nemmeno in questo caso si può parlare di partito anti europeo, semmai critico verso alcune politiche europee su sicurezza ed immigrazione ma per ragioni ideologiche. Negli ultimi tempi il sostegno del popolo alle politiche del governo è molto elevato, si parla di un governo che in 6 mesi di vita si è guadagnato la fiducia dei cittadini e questo successo sembra continuare. Io credo che questa fiducia continuerò anche in futuro visto che le cose nel governo vanno avanti senza contrasti e tutti vogliono andare nella stessa direzione.

 

8) La storia della Repubblica ceca nel secondo dopo guerra è stata molto travagliata. Più di 20 anni fa avete anche subito una lacerante divisione che ha portato la Slovacchia a staccarsi da voi. Da quel giorno come è cambiata la storia della vostra nazione e cosa ne pensa delle istanze indipendentiste di alcuni partiti italiani che vorrebbero portare alla nascita della Padania?

Noi ci siamo separati più di 20 anni fa ma devo dire che chi come noi ha vissuto in Repubblica ceca non ha capito bene le ragioni di questa separazione. Ci siamo divisi in modo pacifico ed abbiamo evitato delle grandi perdite economiche, Adesso siamo due paesi indipendenti che comunque sono molto vicini l’uno all’altro. Anzi dobbiamo dire che ci stiamo avvicinando sempre di più, abbiamo tuta una serie di iniziative comuni nell’ambito dell’esercito e nell’ambito della protezione civile ed altro. Per quanto riguarda il nostro esempio non credo che altri paesi possano fare come noi. Noi eravamo già una federazione, una comunità di due membri e si è trattato quindi della separazione di due entità con quella più debole e piccola che voleva staccarsi da quella più grande. Noi non abbiamo capito molto bene la volontà slovacca ma poi abbiamo messo in campo tutti i tecnicismi per dividerci senza causare troppi danni alle due entità Anche se siamo due paesi vicini siamo due paesi indipendenti, ognuno con la propria lingua e che fino al 1918 hanno vissuto la propria vita. Per quanto riguarda l’essere da esempio non credo si possa fare, al massimo si potrebbe prendere a modello la parte tecnica, forse più applicabile ma per come vedo l’Europa attuale credo non si debba parlare di separazione quanto di distacco di alcuni territori.

Ettore Bertolini e  Fabrizio Di Ernesto  Agenzia Stampa Italia

 
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