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Liberi pensieri e giornalismo partecipativo


(ASI) Agenzia Stampa Italia ha incontrato il Dr. Damiano Mazzotti, laureato in Psicologia a Padova nel 1995, collabora con diversi siti web ed è autore, tra l’altro, dell’interessante saggio “Libero pensiero e liberi pensatori” edito da Ibiskos Editrice Risolo.

Tra i siti con i quali lei collabora, troviamo www.agoravox.it, nato in Francia da una idea di Carlo Ravelli, è arrivato anche in Italia. Come funziona? Di cosa si occupa?

Agoravox è un sito di giornalismo partecipativo dove ogni cittadino può proporre degli articoli, delle foto e dei filmati in piena autonomia, per sottoporli al giudizio di una redazione allargata di altri cittadini più o meno esperti. Non esiste il potere editoriale vincolante e autoritario di un proprietario, però esiste una redazione centrale formata da giornalisti professionisti. Ma il voto del direttore vale quanto il voto del citizen reporter e del moderatore arrivato per ultimo (per diventare moderatore bisogna pubblicare almeno cinque articoli). Quindi è nata la famosa società profetizzata da Gesù, dove gli ultimi valgono quanto i primi.

Molto interessante. Possono scriverci tutti?

Naturalmente. Navigando in Agoravox si possono leggere gli scritti di pensionati, impiegati, operai, casalinghe, professionisti, studenti universitari, giornalisti all’inizio della loro carriera e articoli di giornalisti professionisti più o meno famosi. Si può trovare il contributo di qualche professore universitario e si possono trovare molte recensioni di libri, film, ecc. Inoltre su Agoravox.it è stata creata la prima accademia online di “Scienze Umane”, dove si possono trovare recensioni e saggi relativi alle materie più disparate: Economia, Politica, Psicologia, Religione, Giornalismo, Pornosofia, ecc. Nel Web è nato un nuovo processo paritario e gratuito di condivisione e di trasmissione delle conoscenze, che cresce al di fuori dei circoli chiusi più o meno settari, più o meno politicizzati e più o meno burocratizzati delle classiche università e dei moderni centri studi finanziati dalle multinazionali.

Cosa pensa del panorama attuale italiano dell’informazione?

Sarebbe meglio un no comment… Mi sono creato troppi nemici e poi nella recente intervista ad Assange del nostro direttore Francesco Piccinini è già stato descritto il livello pietoso del nostro mondo dell’informazione, sempre più impigrito, venduto e politicizzato.

Crede che il giornalismo partecipativo possa essere una valida risposta ai media mainstream?

Il giornalismo partecipativo deve crescere ancora molto, anche in Italia, e penso che presto troverà le modalità migliori per allearsi con gli altri media più tradizionali. Personalmente ritengo che l’alleanza migliore sarà quella con le reti televisive, non appena il Web convergerà nel sistema digitale e in quello satellitare.

George Orwell disse: “la vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire”. Cosa ne pensa?

Oramai viviamo in un mondo dove regna l’adulazione: attraverso le proposte commerciali, il marketing e la pubblicità. Il mondo è strapieno di informazioni e comunicazioni sempre più enfatizzate e sovrapposte, per cui la gente ha pochissimo tempo per riflettere. I pregiudizi saranno sempre più difficili da far riesaminare e da smontare. Comunicare diventerà un’arte da coltivare con molta perizia, disciplina, creatività e saggezza.

Ci parli del suo interessante saggio “Libero pensiero e liberi pensatori”…

Il libro è una panoramica a 360 gradi delle riflessioni di alcuni degli esseri umani più saggi di tutti i tempi. Inoltre ho voluto riportare le testimonianze dei giovani italiani e dei pochi giornalisti che sono riusciti a dare un contributo di verità a questo sfortunato paese. E ho segnalato alcuni dei migliori saggi usciti negli ultimi anni (in ambito economico, storico, politico, giornalistico, psicologico, ecc.).

Ringraziandola per l’intervista, vuole dare qualche consiglio ai giovani che vorrebbero intraprendere la strada del giornalismo e della scrittura?

Cari ragazze e ragazzi, per imparare a scrivere bisogna leggere moltissimo. Le scuole di scrittura e di giornalismo sono utili solo fino ad un certo punto. Studiatevi bene almeno due lingue straniere. Oltre all’inglese consiglierei una lingua a scelta tra queste: spagnola, araba e russa (anche i ragazzi più sprovveduti possono capire perché). E viaggiate molto. Viaggiando si impara… A imparare dagli altri…

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