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Intervista a Roberto, negoziante indignato

(ASI) Giorni di fermento a Terni per il settore esercenti. Giorni fa un comunicato di Forza Nuova denunciava un cartello affisso da un negozio cinese in cerca di personale extracomunitario; poi gli esercenti del centro storico, sempre più indignati per la scarsa tutela da parte delle istituzioni, per la concorrenza sleale degli asiatici e dei grossi punti vendita.

I negozianti palesano rabbia ma anche preoccupazione: botteghe che da un giorno all'altro chiudono, strangolate dai debiti delle banche, colpite dalla crisi che si fa sentire nella riduzione del potere d'acquisto dei cittadini. Poi le tasse, tante, da versare al Comune, spesso incapace di elaborare soluzioni affinché storici esercizi del centro città non debbano abbassare per sempre la saracinesca.Diciannove i negozi stranieri nella sola C.so Vecchio, compreso quello del cartello, abbandonato da una catena di sport ben piazzata sul mercato, ora in mano ai cinesi. Questi ultimi pagano in contanti, subito e pare non risentano dei contraccolpi della finanza internazionale. Una condizione non facile per chi lavora e pensa ad arrivare a fine mese. Qualcuno di loro non ce la fa a restare zitto e la sua protesta prende voce. Dalla fine di ottobre giornalisti e colleghi fanno la spola col negozio di Roberto, avviata boutique di abbigliamento in Corso Cornelio Tacito, via principale della città.E' il primo ad aver dato voce ai propri problemi: tassazione da salasso, nessuna agevolazione per chi, come lui, contribuisce a tenere vivo il centro e, ovviamente, a garantire lavoro in tempi di disoccupazione galoppante.Abbiamo deciso di incontrarlo. Davanti ad un caffé ci parla delle sue preoccupazioni.

 
Ti chiamano il 'negoziante indignato'. Perché?

Nessuna tutela per noi commercianti. Oltre alla crisi, che già di suo influisce sul potere d'acquisto, anche la concorrenza cinese e un'eccessiva tassazione del Comune, una tassazione che strozza davvero.
 
Quanto spendi al mese di affitto e di tasse?
 
Mah, diciamo intorno ai diecimila al mese. Senza contare poi gli stipendi dei dipendenti.
 
Certo non una bazzeccola. Mi dicevi che ora anche le affissioni...
 
 L'imposta sulle affissione, come sai, non è cosa nuova, si è sempre pagata. Ultimamente però il Comune comincia a chiedere di più: il materiale pubblicitario interno al negozio (espositori, adesivi, manifesti) e visibile dalla strada ha un suo costo, proprio per il fatto che sia visibile capisci?
 
Nel marzo scorso Terni meritò un articolo sul Corriere per la tassa sull'ombra. Paghi anche quella?   (Vedi Corsera 14 Maggio 2010)
 
Non abbiamo tendaggio, come puoi notare.
 
Nella scorsa primavera alcuni tuoi colleghi hanno lamentato problemi nelle operazioni di carico/scarico merci, nonché di accessibilità al centro storico. Tu che ne pensi?
 
Problema comune ed altra spesa. L'accesso per il rifornimento degli esercizi è consentito dalle 8 alle 11 e dalle 15 alle 18. Poi, ZTL come per gli altri. Una persona che lavora oltre i varchi elettronici e da casa è costretta a partire in auto, deve per forza rivolgersi ai parcheggi a pagamento. Seicento euro e rotti l'anno per andare a lavoro.
 
San Francesco e Lungo Nera, zona p.zza Clai. Qui le più grandi autorimesse, spesso mai piene, perché secondo te?
 
Perché, probabilmente, nelle intezioni origianarie del Comune,  l'attivazione della zona a traffico limitato avrebbe automaticamente spinto i ternani a riempire i garage sotterranei. Il problema è che dieci euro al giorno pesano sulle tasche di chiunque.
 
Guardandoti intorno, osservando le città che cambia, quale idea ti sei fatto sul futuro degli esercenti ternani?
 
Credo che, a breve, resterà ben poco di boutique in mano a privati. La maggior parte dei locali commerciali sarà diviso tra gradni società, che gestiranno il franchising nei piccoli centri; poi gli asiatici che, con disponibilità di liquido, merce e manovalanza a basso costo si imporranno sempre più sul territorio.
 
Hai parlato di grandi società. Sono già una realtà nel ternano?
 
Direi di sì. Grandi punti vendita gestiti da SpA in grado di fronteggiare le flessioni del mercato, che con il tempo ingloberanno i 'pesci piccoli'.
 
Vedi soluzioni all'orizzonte?
 
La volontà della categoria di superare  piccoli rivalità, compattandosi di fronte a problemi che singolarmente appaiono insormontabili, divenendo meglio affrontabili con l'unità di intenti. Comune e concorrenza non possono permettere a chi fa sacrifici come noi di sparire dalla circolazione. In particolare l'istituzione municipale: dovremmo ricevere maggiore tutela e servizi almeno pari alle esose tasse da noi pagate. Il negoziante non si limita a vendere, bensì fornisce benessere (con il lavoro dato ai dipendenti) e ricchezza, parte della quale, insieme a quella degli altri cittadini, va a beneficio della Collettività.


foto di Silvano Saveri
 

 
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