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 Tasse, tasse, tasse, l’alfabeto di Mario Monti

(ASI) Quando il presidente Giorgio Napolitano ha incaricato il professore Mario Monti di formare un governo di cosiddetti tecnici, ho avuto qualche perplessità, ma sono stato sostanzialmente d’accordo perché bisognava dare una svolta al Paese sull’orlo del baratro.

E, quindi, ho seguito con un certo interesse e molta curiosità le leggi che man mano sono state proposte dal nuovo governo e votate da quella maggioranza anomala ed estemporanea che si è costituita in Parlamento. Ma, finora, al di là di una generale, maggiore considerazione dell’Italia in campo internazionale, si è trattato soprattutto di botte da orbi nei confronti di chi paga regolarmente tutte le imposte. Aumentare a dismisura i tributi (nei giorni scorsi il presidente della Corte dei Conti ha detto che siamo al 45 %, ma mi sembra un dato arrotondato per difetto) non solo non consente la crescita economica, non riesce nemmeno a tenere a freno quell’enorme debito che abbiamo accumulato e che tutti sanno si aggiri sui duemila miliardi di euro, sui quali bisogna pagare, ogni anno, interessi sempre più pesanti. Insomma il professore, e i suoi più stretti collaboratori, che poi sono i ministri, hanno prescritto dosi di medicine così massicce che rischiano di ammazzare il paziente – Paese. Se dobbiamo lavorare sei mesi solo per pagare i tributi, è evidente, anche a quelli che invece di insegnare alla Bocconi hanno frequentato solo le scuole serali, che quel poco che rimane serve, se basta, per sopravvivere. Mi chiedo che senso ha la semplificazione nell’inizio di una qualsiasi attività con un capitale simbolico di un euro, quando – lo prevedono tutti ed è anche ovvio – fino a quando la pressione fiscale rimarrà a questi livelli, i consumi - basta solo un po’ di buonsenso e di logica per capirlo - un potranno che scendere drasticamente. Questi giovani che si improvvisano imprenditori, con un euro, che cosa possono produrre? E, soprattutto, a chi potranno vendere i loro prodotti, se i soldi scarseggiano? Boh! Il presidente Monti, invece di aumentare la pressione fiscale che è diventata (certo, per chi paga tutti i tributi) insopportabile, avrebbe dovuto ridurre drasticamente gli sprechi. Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo raccontano, ogni giorno, tutti i giorni, devo aggiungere, meritoriamente e, purtroppo, inutilmente, sul Corriere della Sera gli enormi sprechi, tanto enormi da sembrare, per la facilità con cui si dilapidano i soldi, incredibili. Eppure avvengono sotto gli occhi di tutti. Non si possono tagliare le pensioni e non rendersi conto che prima, molto prima, c’è da tagliare drasticamente le spese inutili, dannose, immorali.

C’è stato lo scandalo di Luigi Luisi, l’ex tesoriere dell’ex partito, la Margherita (confluito nel Partito Democratico) che ora è indagato dalla Procura di Roma con l’accusa di essersi appropriato indebitamente di circa 13 milioni di euro, tra il 2008 e il 2011, sottraendoli dalle casse del partito dove erano arrivati come rimborsi elettorali. Tutti sanno – sarebbe inutile ricordarlo – che i rimborsi elettorali sono stati partoriti dal Parlamento quando un apposito referendum aveva azzerato il finanziamento dei partiti. Una vergogna. Ma ora c’è dell’altro. Ci sono - a scialare con i soldi pubblici - il tesoriere della Lega, Francesco Belsito, il giornalista Valter Lavitola, il Trota, la senatrice Rosi Mauro per non dire (ci vorrebbe la Treccani) di tutti gli altri, infiniti scandali in giro per l’Italia. Mi chiedo come sia possibile che tutti questi signori (si fa per dire) possano avere la disponibilità di tutto questo denaro pubblico e di fare tutto quello che vogliono - diamanti, ville, viaggi, automobili di lusso - senza dover dare conto a nessuno. Sembra tutto assurdo e incredibile. Molti di questi finanziamenti, aumentati in questi ultimi anni del 1.110 % (attenzione, non è un errore di stampa, è proprio così) non erano stati dati per rimborsare le spese elettorali? E se questo non è avvenuto, vuol dire che non c’erano tutte queste spese elettorali e, quindi, sarebbe il caso di chiedersi, ed indagare, dove vanno a finire tutti questi soldi, perché 13 milioni ( ventisei miliardi delle vecchie lirette) sono solo per la Margherita, che tutto sommato era un partito piccolo, e i soldi di tutti gli altri partiti? Dove sono? Che fine fanno? Visto che non c’è da rimborsare un bel niente, o comunque ci stanno margini così ampi ed indecorosi? Invece di mortificare i pensionati, con l’infame taglio di quell’elemosina, sarebbero stati questi i tagli da fare. E con estrema urgenza. Vero presidente Monti? Vero presidente Napolitano?

Ma c’è da aggiungere anche che Monti ed i suoi ministri lasciano molto a desiderare anche quando provano a scrivere le leggi. Prendiamo l’Imu, l’imposta-salasso sugli immobili, che d’ora in poi ci costringerà a prendere un mutuo per comprare la casa ed un altro finanziamento per pagare le imposte che gravano sulla casa. Assurdo, perché, alla fine, non può che esserci, inevitabile, la bancarotta, in quanto nessuno, continuando di questo passo, sarà in condizione di pagare. E’ difficile capirlo? Evidentemente sì. Ma dicevo dell’Imu, è stata concepita - secondo il giudizio de Il Sole 24 Ore – “con aliquote incerte, calcoli complicati, procedure farraginose, stime nebulose”. E per fare questi “capolavori” ci siamo rivolti ai professori della Bocconi? La mia maestra della scuola elementare di Limbadi, mio caro paesello natio, sarebbe stata in grado di fare sicuramente meglio.

E, poi, ogni volta che si provano a fare delle semplici obiezioni, i “professori” ci ricordano che dobbiamo essere contenti, anzi felici, perché così abbiamo evitato il fallimento, come sta avvenendo (o è già avvenuto) in Grecia. Prima di tutto penso che con queste decisioni stiamo soltanto allungando l’agonia, ma, in fondo, che cosa ci poteva capitare di più e di peggio di quello che sta succedendo? Praticamente ci stanno espropriando di tutti i nostri piccoli e sudati risparmi per (cercare di) tappare i buchi fatti da quella masnada di delinquenti e di ladri che ha governato e continua, imperterrita, a governare l’Italia.

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