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Dal Pakistan a Roma vittima dell’acido si suicida

(ASI) Fakhra Younas, era stata sotto il bisturi del chirurgo ben 38 volte prima di togliersi la vita a 33 anni. La ragazza, originaria del Pakistan, aveva subito un attacco da parte del marito, il quale le lanciò in faccia dell’acido che le sciolse bocca, naso e occhi.


 In Italia Fakhra aveva trovato un rifugio, e decise di pubblicare la sua storia, ma in seguito a ripetuti tentativi di ritornare nel suo paese, aggiunti al fatto che una serie di cicatrici non si riuscivano proprio a rimarginare, la giovane donna ha deciso di togliersi la vita gettandosi dal sesto piano del palazzo dove abitava a Roma. Fakhra era stata colpita dall’ex marito, tale Bilal Khar, figlio di ricchi proprietari terrieri del Punjab e di un ex governatore provinciale, non che cugino di Hina Rabbini Khar, il ministro degl’esteri Pakistano. Bilal Khar è l’emblema del sistema giuridico Pakistano, dove i benestanti se la cavano indenni.

Il 28 Febraio di quest’anno, Sharmeen Obaid-Chinoy, un regista di Karachi ha vinto il suo primo “Academy Award” per il film “Saving Face” (Salvando la Faccia), un documentario che affronta il problema della violenza condotta per mezzo dell’acido contro le donne. L’Oscar ha regalato un senso di orgoglio nazionale al Pakistan, ma gli attacchi con l‘acido sembrano essere ancora l’arma preferita degli uomini per vendicare tradimenti e disobbedienza. Nel 2010 sono stati registrati secondo L’International Herald Tribune ben 65 attacchi condotti mediante il lancio di acido contro le donne in Pakistan e nel 2011 il numero è salito a 150.

Fakhra Younas era nata da una mamma eroinomane nel distretto a luci rosse di Karachi, a Napier Road e come lavoro faceva la ballerina, dopo aver avuto un figlio a 15 anni. Nel 1997, a soli 18 anni aveva coronato il suo sogno sposandosi un cliente, Bilal Khar, ma i due divorziarono dopo 3 anni e lei tornò a Napier Road. Una notte mentre dormiva nel suo appartamento due uomini entrarono in casa gettandole una tanica di acido in faccia . Secondo una testimone Fakhra in seguito all’attacco non aveva più il naso, né un occhio e per nutrirsi riusciva solo tramite una cannuccia.

Il signor Khar è libero nonostante ci siano diversi testimoni che assicurano di averlo visto entrare nell’appartamento della vittima la sera dell’attacco, ma lui si difende definendosi un vittima mediatica.

Fakhra aveva ricevuto asilo politico dal governo italiano e si era trasferita a Roma assieme al figlio, ed il dott. Valerio Cervelli si era offerto di operarla gratis. Il chirurgo ha descritto l’intervento iniziale come un’impresa quasi impossibile in quanto la vittima aveva il labbro inferiore incollato al torso, non aveva il collo, e gli occhi non avevano possibilità di chiudersi. Man mano che le operazioni continuavano Fakhra poteva finalmente muovere le labbra e aprire un occhio, ma sarebbe stato impossibile farle tornare il viso incredibilmente bello che aveva prima dell’attacco. Ciò nonostante aveva scritto un libro per raccontare la sua storia dal titolo “ Il Volto Cancellato”.

Più passava il tempo e più si rendeva conto che non sarebbe mai più potuta tornare a casa in Pakistan, né che avrebbe mai avuto giustizia, fu addirittura cacciata dall’ambasciata Pakistana a Roma dopo aver domandato di incontrare l’ambasciatore.

Secondo l’avvocato Faisal Siddiqi, esperto nel seguire casi di vittime di attacchi di acido: “il problema è sistemico, e se sei una donna povera in Pakistan non riceverai certo giustizia in tribunale, per di più se fai la ballerina!”

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