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L'IDV Richiama l'attenzione politica sulle pensioni dei parasubordinati
Lasciano sbalorditi le dichiarazioni rilasciate da Antonio Mastropasqua ad un convegno dell'Ania e Consumatori. Rispondendo sulla impossibilità , da parte dei parasubordinati, di effettuare la simulazione della pensione sul sito dell'Inps, il presidente dell'Istituto è  stato costretto ad ammettere che: "se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati, rischieremmo un sommovimento sociale". Dichiarazioni gravissime che, comprensibilmente, stanno mettendo in allarme il vasto e variegato mondo dei cosiddetti contratti atipici iscritti alla gestione separata Inps: collaboratori, consulenti, lavoratori a progetto e co.co.co.
Per questo l'Italia dei Valori presenterà  un'interrogazione urgente al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi chiedendo un immediato chiarimento della vicenda. Non si può cercare di nascondere il mostro sociale che l'attuale regime pensionistico sta generando, bisogna evitare che tra 30-40 anni un'intera generazione finisca in uno stato di indigenza e povertà . Questo governo, impegnato a scardinare i diritti dei lavoratori sin dal primo giorno di legislatura, pensa di risolvere tutto con l'inutile propaganda del ministro della disoccupazione Sacconi. Un atto irresponsabile che non può garantire un futuro dignitoso ai giovani e ai precari. Attualmente questi lavoratori sono soggetti ad una particolare forma di previdenza obbligatoria (gestione separata) che prevede un'aliquota di contribuzione al 26.72% sul reddito: un terzo a carico del lavoratore, due terzi a carico del datore di lavoro. Un meccanismo che, si capisce dalle parole di Mastropasqua, non è in grado di garantire nemmeno lontanamente delle pensioni almeno dignitose.
Per evitare di condannare un'intera generazione a una vecchiaia di privazioni e rinunce, l'Italia dei Valori propone che i giovani, siano essi dipendenti o parasubordinati, percepiscano dopo 40 anni di lavoro non meno del 60% di pensione pubblica, esattamente quanto concordato nell'ultimo accordo unitario fatto dalle confederazioni sindacali con il governo Prodi.

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