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L'Italia che non si rassegna

Saremo in piazza con la Fiom al fianco dei lavoratori metalmeccanici, degli studenti, dei lavoratori e delle lavoratrici precarie, delle associazioni democratiche e dei tanti cittadini che, come noi, sono preoccupati del crescente attacco ai diritti costituzionali da parte del governo Berlusconi. Un esecutivo che, anche ieri, ha creato allarmismi attraverso le parole del ministro Maroni e che invece dovrebbe garantire la piena sicurezza di una protesta legittima e democratica. Un governo che alimenta il conflitto per nascondere le ragioni del suo fallimento e che è stato incapace di fronteggiare la crisi.
Il sistema di relazioni sociali, infatti, è stato ridotto a un cumulo di macerie: accordi separati inefficaci, ridicoli e talvolta illegali, divisioni astiose tra le maggiori organizzazioni sindacali, la presidenza di Confindustria che non ha rapporto con gran parte delle imprese, piccoli e medi imprenditori lasciati soli a fronteggiare gli alti costi burocratici e le difficoltà di accesso al credito, migliaia di partite Iva e di artigiani costretti a chiudere le loro attività. A tutto questo si aggiunge un'intera generazione che è stata privata del proprio futuro dalla precarizzazione selvaggia, incoraggiata dalle scelte del ministro della disoccupazione e della precarietà Maurizio Sacconi. La verità è una: il governo Pdl-Lega ha fallito e i numeri lo dimostrano. Berlusconi, infatti, aveva promesso un milione di posti di lavoro ma, dall'inizio della crisi al secondo trimestre del 2010, ne abbiamo persi molti di più mentre il tasso di disoccupazione reale è arrivato all'11% se aggiungiamo gli inoccupati. Inoltre, presso il ministero dello Sviluppo Economico, lasciato irresponsabilmente per mesi senza titolare, sono aperti circa 200 tavoli di crisi; molte grandi imprese sono in amministrazione straordinaria o controllata e oltre 200.000 lavoratori non hanno prospettive certe per il futuro. Intanto, sono arrivati a 700.000 i lavoratori in cassa integrazione a zero ore e sta per scadere la cassa integrazione in deroga, in assenza di qualsiasi copertura prevista per il prossimo anno. Insomma, le promesse del centrodestra si sono rovesciate: la produzione ha subito un crollo del 25-30% e il fatturato si è ridotto mediamente del 40%.
L’Italia dei Valori conosce bene questa realtà perché in questi mesi ha attraversato in lungo e in largo il Paese incontrando chi ha perso il posto di lavoro, le tante donne licenziate perché precarie e le migliaia di giovani privi di sostegno e condannati ad un futuro incerto, causato da due decenni di politiche iperliberiste. Per questi motivi, domani, l'Italia dei Valori sarà ancora una volta in piazza: per difendere i diritti di chi non si rassegna, dalle partite Iva che non hanno voce a chi ha un lavoro mal pagato, precario e in molti casi pericoloso, come dimostrano i mille morti sul lavoro ogni anno. Una parola riassume le ragioni della nostra presenza in piazza, sia in questa occasione che in tutte quelle che ci saranno: Libertà. Libertà di lavorare in sicurezza, libertà di fare impresa fuori dall’illegalità, libertà di espressione, libertà di critica e di sciopero.

Antonio Di Pietro    e    Maurizio Zipponi

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