Quando la Rai involontariamente rischia di fare il megafono dell’Isis

Schermata 2019 11 01 alle 14.04.48(ASI) Sono le 16,57 del 31 ottobre, sono in auto e accendo la radio, Rai 1 come sempre, e come sempre prima del giornale radio, che dura circa 2 minuti, devo sorbirmi tre minuti (se va bene) di pubblicità prima del notiziario e altri tre dopo.

Meno male che paghiamo il canone e… tutto il resto. Arrivano, finalmente, le notizie. Immagino che sia stato tanto il travaglio dei giornalisti del servizio pubblico per definire la scaletta delle notizie: c’è la manovra, c’è la fusione della Fca con Peugeot, ma per paura di dover cominciare con l’ennesima tassa, ideata a Palazzo Chigi dall’esecutivo che sta discutendo la manovra, magari sull’ossigeno che respiriamo, meglio gli esteri. E allora quale più interessante notizia si può dare se non quella del successore del nuovo capo dell’Isis. Qualche giorno fa, come si sa, e come è stato già riportato infinite volte su tutti i media, in Siria, in seguito ad un blitz dei soldati americani, è stato ucciso (o è stato costretto al suicidio) con i suoi due figli e il portavoce, il capo dei terroristi dell’Isis, Al- Baghdadi. Si era, quindi, in attesa, diciamo non proprio spasmodica, di sapere il nome del successore. Eccolo, ammesso che sia questo, Abu Ibrahim al- Hashimi al-Qurayshi. Poteva bastare. Io, in particolare, avevo soddisfatto la mia curiosità che mi angosciava ormai da 4 giorni; ma i giornalisti della Rai, pensando alla completezza dell’informazione, spesso motivo di interminabili polemiche, hanno anche aggiunto tutto il resto, e cioè il messaggio che il nuovo capo ha voluto inviare a tutti gli adepti-terroristi dell’Isis sparsi per il mondo, affinché, con attentati, vendicassero, il califfo ucciso. A nessuno della redazione, evidentemente, è venuto in mente che qualche terrorista dell’Isis ci possa essere anche in Italia e quel messaggio non solo non era opportuno, non bisognava proprio darlo, con il rischio di mettersi al servizio, certo involontariamente, dell’Isis. I terroristi, è notorio, si servono, per le loro deliranti e inquietanti comunicazioni, di canali privilegiati, appunto per questo non era il caso di aggiungere pure le reti della Rai.

Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia

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