(ASI) «Istituire un albo nazionale degli imam, gestito dal Viminale, con l'obbligo di utilizzare la lingua italiana durante i sermoni nelle moschee come in qualunque altro luogo di culto». È la proposta del parlamentare Emanuele Prisco che commenta la notizia della cattura del 33enne tunisino a rischio radicalizzazione fuggito da Perugia e bloccato a Tolone in Francia.
«Contro il pericolo del terrorismo non si deve mai abbassare la guardia – sono le parole del deputato di Fratelli d'Italia -. Non ci dimentichiamo che la prima inchiesta a livello nazionale riguardante l'addestramento al terrorismo internazionale è stata portata avanti dalla Digos di Perugia e ha portato alla condanna definitiva dell'imam e di due custodi del centro culturale di Ponte Felcino. In Umbria – spiega Prisco – vorrebbero moltiplicarsi i luoghi destinati al culto islamico e i centri culturali ma è necessario tenere alta l'attenzione. Per evitare che passino messaggi sbagliati nel corso delle preghiere e per tutelare tutti coloro che vogliono professare semplicemente è pacificamente la propria religione sarebbe prudente, innanzitutto, obbligare gli imam a iscriversi a un albo gestito dal Ministero degli Interni, e poi che i sermoni predicati nelle moschee e nei luoghi di culto venissero recitati nella nostra lingua».