Le Moschee di Milano, Sardone: via Padova sempre più ghetto a causa delle scelte della giunta di sinistra

(ASI) Milano - “Ieri in Consiglio comunale è andato in scena l’ennesimo capitolo della folle ideologia della sinistra intenzionata a riempire di moschee la nostra città. Tutti i miei emendamenti contro le singole regolarizzazioni di moschee abusive sono stati bocciati. Pertanto verranno sanate le posizioni irregolari dei luoghi di culto di via Padova 366, via Maderna, via Gonin e via Quaranta.

Inoltre verranno messe a bando le aree di via Esterle, via Novara e via Marignano, di cui le prime due con ogni probabilità finiranno in mano a comunità islamiche. In questo modo il quartiere di via Padova, già problematico per un’integrazione tra una miriade di etnie mai consolidata e sfociata spesso in episodi di violenza, si troverà anche con due moschee: quella di via Padova 366, legata alla figura controversa di Usama El Santawy, l’imam che  considerava come jihad legittimo la partecipazione al conflitto siriano e che in un’intervista ha dichiarato che “nel Corano c'è scritto che la guerra è odiata dall’uomo, ma che a volte è costretto a farla”; e quella quasi scontata di via Esterle, dove tuttora centri sociali e clandestini fanno il bello e il cattivo tempo occupando gli ex bagni pubblici. Non bisogna nemmeno dimenticare la Casa della Cultura Musulmana di via Padova 144, frequentata insieme alla moschea di via Padova 366 da Issam Shalabi, il terrorista legato all’Isis arrestato in via Meucci lo scorso novembre: su quest’altra realtà abusiva il Comune però continua a tacere”. Così in una nota Silvia Sardone, consigliere regionale e comunale del Gruppo Misto. “La sottomissione dell’amministrazione Sala nei confronti di questi sedicenti centri culturali islamici è evidente: la sinistra non tiene nemmeno conto dei rischi che potrebbero derivare dalla regolarizzazione di questi luoghi di culto abusivi. Un altro caso emblematico – prosegue Silvia Sardone – è quello di via Maderna, un’altra periferia abbandonata dove i cittadini si troveranno sotto casa una moschea gestita da un’associazione turca inserita da anni in una black list del governo tedesco. È questa la trasparenza che piace a Pd e compagni? Per quanto riguarda il caso di via Quaranta, nei primi anni Duemila veniva indicata come una delle possibili retrovie di Bin Laden, ma anche questo alla sinistra non interessa. Il referente della moschea di via Quaranta, intervistato quest’estate, aveva detto che “non saranno sufficienti solo sei moschee per tutta la comunità islamica milanese. Quante ne servirebbero? Almeno dieci”. Questi sono gli interlocutori che piacciono all’amministrazione comunale”. Chiude Silvia Sardone: “Ora mi piacerebbe capire quali sono le intenzioni su tutti gli altri luoghi di culto abusivi sparsi per Milano: da via Cavalcanti, per cui Sala in campagna elettorale aveva promesso la chiusura, a Via Carissimi, da via Faà di Bruno a via Sibari. Queste realtà vanno chiuse senza sconti perché se si multano i commercianti per il colore delle tende e i tavolini fuori posto di due centimetri è assurdo tollerare evidenti abusi edilizi come nel caso delle moschee citate”.

 
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