(ASI) Il Consiglio dei Ministri ha deciso oggi di mettere nel cassetto la riforma dell'ordinamento penitenziario. Lo ha fatto nel peggiore dei modi, ipocritamente licenziando preliminarmente altri tre decreti delegati che devono ancora compiere tutto l'iter dei pareri delle commissioni giustizia di camera e senato. Quello sulle pene alternative, che aveva già compiuto un passaggio nelle commissioni e che avrebbe richiesto solo 10 giorni di tempo per la definitiva approvazione, lo hanno messo in stand by, a futura memoria.
Il Presidente del Consiglio Gentiloni ha parlato di approvazione nei prossimi mesi. Arrogantemente ritiene di conoscere già i risultati elettorali, probabilmente pensa che gli esiti di una legge elettorale incostituzionale saranno quelli da lui e da Napolitano previsti.
Fra quanto detto oggi da Gentiloni al termine del Consiglio dei Ministri si paventa che “il rischio che il sistema, senza correzioni, non è sufficientemente efficace a ridurre la recidiva". Come dimostrano tutti gli studi in materia, non c'è il rischio, c'è la certezza che il carcere per come è oggi (inumano e degradante) sia la fabbrica della recidiva.
Da parte sua, il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, accusa il colpo pur avendo gestito nel peggiore dei modi il cammino della riforma dell'ordinamento penitenziario iniziato positivamente nel 2015 con gli Stati Generali dell'esecuzione penale. Non si doveva arrivare, come il Partito Radicale ha più volte ammonito, a ridosso della scadenza elettorale, occorreva essere veramente forza di governo, capace di gestire le situazioni soprattutto in presenza di violazione di diritti umani fondamentali già sanzionata pesantemente nel 2013 dalla Corte Europea dei diritti dell'Uomo.
Letteralmente calpestato il dialogo messo in moto con il Satyagraha di 10.000 detenuti, di centinaia di cittadini “liberi”, dei Garanti nazionali, del mio sciopero della fame e con la clamorosa presa di posizione a favore della riforma di oltre 300 giuristi, avvocati, magistrati e professori.".
Dichiarazione di Rita Bernardini, coordinatrice della Presidenza del Partito Radicale giunta oggi al 31° giorno di sciopero della fame per la riforma dell'ordinamento penitenziario.