Ong sotto sorveglianza. Critiche e scetticismo sul Codice-Minniti

Minniti(ASI) Lampedusa- C’è un codice di undici punti, per cinque divieti e sei obblighi, che impone alle Organizzazioni Non-Governative (Ong) italiane e straniere il comportamento da tenere nei confronti dell’immigrazione verso la Penisola italiana.
Voluto dal ministro degli Affari Interni Marco Minniti e operativo da qualche giorno, il codice deve far fronte all’emergenza delle coste, ormai incapaci di sostenere un flusso così ingente. Fra i punti c’è l’impossibilità per le organizzazioni umanitarie di sconfinare nelle acque nazionali, il divieto di comunicare con gli scafisti, l’obbligo di accogliere nel proprio equipaggio ufficiali armati di polizia giudiziaria per indagini legate al traffico di esseri umani.

Molti dei migranti che raggiungono i porti italiani devono la propria vita ai salvataggi delle Ong, delle quali sono ora messe in discussione l’etica e la trasparenza. Il 20 marzo scorso fu il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro a denunciarne alcune, per la collusione con gli scafisti e la partecipazione al traffico di esseri umani in cambio di denaro.
Fra le organizzazioni citate, spicca la tedesca Jugend Rettet, proprietaria della nave olandese Iuventa, bloccata a Lampedusa mentre trasportava due rifugiati siriani. Jugend Rettet non è fra le tre Ong che hanno firmato il codice (Save The Children, Moas e Proactiva Open Arms), ma come Medici Senza Frontiere ha respinto gli obblighi del nuovo quadro normativo del Viminale. Cinque organizzazioni non si sono neanche presentate al tavolo delle trattative, come Boat Refugee, Life Boat, Seawatch, Sos Mediteranée e Sea Eye.

Le reazioni ostili del mondo umanitario hanno aperto una spaccatura in seno a un’Unione Europea impotente e spesso indifferente. Se a livello comunitario gli altri Paesi membri non sono interessati a collaborare, l’Italia sarà costretta ad agire da sola per fronteggiare l’emergenza, nella direzione in cui si stanno muovendo Governo e Ministero dell’Interno. Le organizzazioni umanitarie criticano l’ingerenza nazionale delle autorità italiane, considerandola un danno alla propria indipendenza e alla neutralità del loro operato, sebbene questo punto sia oggetto dei principali sospetti sollevati da Zuccaro. In breve, le Ong non vogliono collaborare con la giustizia per seguire il proprio istinto etico, ma al tempo stesso il vuoto normativo è causa di tratte clandestine e azioni scorrette, ancora sconosciute e non classificate nei registri del ministero. La Guardia Costiera sta raccogliendo prove fotografiche su alcuni comportamenti sospetti tenuti dagli operatori della stessa Iuventa.

Il parlamento italiano ha infine dato via libera anche alla missione sulle coste libiche, principale regione da dove provengono i flussi migratori verso la Penisola. Un’azione di controllo che avrebbe scatenato la furia del generale Haftar, secondo l’emittente araba Al-Arabiya, disposto «a bombardare qualsiasi nave italiana che entrerà nelle acque territoriali libiche». Il leader di Tobruk è sorpreso che «un Paese amico come l’Italia abbia assunto un simile atteggiamento», quasi come fosse una nuova forma di colonialismo. Ma alle “consegne concordate” di centinaia di profughi l’Italia è costretta a provvedere, con o senza il consenso dei partner che si affacciano sul Mar Mediterraneo e fra acque piene di nemici-amici.

Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia

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