Latte: bene l’indicazione d’origine, ma è necessario andare oltre. Indicazioni obbligatorie sulla qualità e eliminazione delle speculazioni di filiera.

(ASI) Scatta da domani l’obbligo di indicare su tutte le confezioni di latte e suoi derivati l’origine delle materie prime, in maniera chiara e leggibile.
La pubblicazione in gazzetta del Decreto del 9 dicembre 2016, avvenuta lo scorso 19 gennaio, stabiliva infatti che, trascorsi tre mesi, la misura avrebbe trovato applicazione, permettendo finalmente ai cittadini di conoscere la provenienza di latte, latticini e formaggi.

“Un passo sicuramente importante, in linea con le nostre richieste improntante alla tracciabilità ed alla trasparenza.” - dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef. - “Da anni sosteniamo che i cittadini abbiano il diritto di conoscere con esattezza tutto ciò che portano in tavola, lo consideriamo un diritto imprescindibile.”

Ci auguriamo che tale percorso prosegua, consentendo ai cittadini di avere informazioni chiare e complete sulla tracciabilità di tutti i prodotti.

Inoltre, ci aspettiamo un passo avanti anche in relazione al settore lattiero-caseario, da anni protagonista di iniquità e contraddizioni.

In primis ci riferiamo alla distanza siderale tra prezzo alla stalla e prezzo al consumo, che segna la doppia ingiustizia, per il consumatore (che paga circa 1,40 Euro per un litro di latte fresco) e per l’allevatore (che per lo stesso litro di latte viene pagato attorno ai 40 centesimi): tutto il resto è speculazione di filiera.

Inoltre, per promuovere la qualità e l’incentivazione di allevamenti sempre più improntanti al benessere degli animali, è opportuno dare rilevanza e rendere obbligatorie le informazioni relative alle modalità di allevamento e nutrizione di questi ultimi (grass fed piuttosto che mangimi, allevamento al pascolo piuttosto che stalle intensive).

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