Umbria. Ponte San Giovanni e Ikea, Baldoni: “Territorio contro l’amministrazione. C’è differenza tra politici e politicanti”

baldoni3 copy(ASI) Perugia -  Seconda parte dell’intervista rilasciata dall’esponente del centrodestra umbro Renzo Baldoni in esclusiva per ASI.

- In accordo con quanto lei afferma infatti in molte nazione europee, non solo del nord o dell’Europa Occidentale, ormai da anni è prassi comune che vengano recuperate aree già edificate, e che chi investe si accolli anche gli oneri della ridestinazione d’uso delle metrature riutilizzate. Queste, oltre ai beni immobili, sono comprensive anche della viabilità e delle strutture limitrofe. Per incentivare gli investimenti di solito gli oneri di riqualificazione di queste ultime vengono divisi tra investitore privato ed ente pubblico che lo gestisce. Lei proporrebbe questo modello anche qui da noi, oppure pensa che sono gli enti locali a dover prima metter mano alla viabilità per incentivare gli investimenti?

No. L’istituzione: in questo momento non possiamo fingere di non sapere. Le istituzioni in genere sono carenti di cassa. Quindi pensare che un opera del genere possa essere fatta dalle istituzioni è pura utopia. Quindi inutile dare le responsabilità a nessuno. Le casse delle istituzioni sono quasi a zero. Quindi ci dobbiamo preoccupare delle prime necessità. Prima bisogna pensare a mangiare, non ad apparecchiare la tavola. Non è che possiamo preparare una tavola bella che poi non ci si può mettere su niente. Sarebbe veramente anacronistico, quindi le istituzioni si devono preoccupare prima delle necessità fondamentali e poi del resto. Ma quella delle opere connesse sta diventando una necessità prioritaria. Quindi si parla a livello ormai internazionale delle compensazioni. Delle mitigazioni. Dei ripristini. E non a caso. Io faccio parte della Commissione Nazionale VIA (Valutazione impatto ambientale) che riguarda le grandi opere che vengono fatte a livello nazionale. Sono nella commissione da quasi 9 anni. Questi sono argomenti che vengono trattati ogni giorno, ma a livello europeo la Svizzera, l’Austria, la Germania, la Svezia ad esempio ne hanno fatto proprio un principio di base. In Svizzera è stato fatto un referendum pochi mesi fa il cui esito ha stabilito che non si può più costruire nuova cubatura dove esiste una certa percentuale di cubatura non utilizzata, e dove l’incremento della popolazione è sotto un certo limite. Loro sono avanti rispetto a noi. Quindi se tanto mi da tanto, noi dovremmo cominciare a dire, dovremmo costruire anzitutto dove si può recuperare. Faccio un esempio in cui non c’entra l’Ikea, ma riguarda, ed importante anche questo, il centro civico di Ponte San Giovanni. Noi come centrodestra abbiamo fatto da anni una battaglia per fare il centro civico a Ponte San Giovanni, cioè una sede dove possono essere raccolti tutti gli uffici comunali e oltre. Adesso c’è questa volontà scaturita inizialmente prima dal centrosinistra con l’ex sindaco Wladimiro Boccali, che non ha trovato finanziamenti, poi adesso con il centrodestra dell’attuale sindaco Romizi. Ma lei immagini che la prima ubicazione di questo centro civico era in mezzo al parco di Ponte San Giovanni. Ma allora mi potrebbero dire “ma tu sei contrario al centro civico”? No, anzi è una battaglia nostra. Ma io non lo voglio ubicare al parco di Ponte san Giovanni. Sarebbe l’occupazione di un area verde facente parte di un area vasta, quella del quartiere, già ampiamente saccheggiata. Noi su un area verde libera ci andiamo a mettere un centro civico? Questa è una follia. Allora non bisogna confondersi. Ad una domanda secca come “vuoi il centro civico?”, io rispondo si; ma non li. Di fatti quest’idea è poi stata accantonata. Ero contrario tassativamente in quella sede. Avevano presentato il progetto. L’assessore Prisco aveva presentato il progetto. L’assessore Calabrese aveva presentato il progetto. Alla fine si sono dovuti ricredere. Accantonato questo progetto, hanno ripresentato un nuovo progetto. Adesso lo fanno al parcheggio del mercato, dove si fa appunto il mercato. Io sono di nuovo decisamente contrario. Sono contrario perché è una area libera multifunzionale, dove c’è il mercato, dove ci sono le fiere, dove ci possono essere attività culturali; e noi andiamo ad occupare quell’area li? Ci sono invece delle aree al centro di Ponte San Giovanni, che non sono utilizzate. Che sono abbandonate. Ecco l’intelligenza dell’amministratore. Utilizzare quelle aree dove già c’è una cubatura, e realizzare il centro civico li. Allora adesso sta nascendo una lotta tra noi del territorio e l’amministrazione comunale. Che poi siamo dalla stessa parte. Io sono uno dei fautori dell’attuale situazione. Se il sindaco Andrea Romizi è li dov’è oggi, sindaco di Perugia, forse per un 20% o 30% lo deve anche a me. Adesso c’è una lotta nell’individuazione del centro civico. Il sito del mercato trova la mia più ferma opposizione, ma ci sono altri 3 o 4 siti che devono essere individuati.

- Ma lei potrebbe fare alcuni esempi concreti di queste cubature riutilizzabili cui si riferisce?

Si, ci sono. Non le posso elencare perché logicamente, nel momento in cui si individuano questi 3 o 4 siti, che poi sono sotto gli occhi di tutti, è chiaro che l’appetito fa scaturire degli interessi, e prudenza vuole che certi interessi non devono essere neanche incrementati. Però ci sono. Io posso garantire che io so che ci sarebbero anche delle persone disponibili a trattare sull’utilizzazione di alcune cubature.

- Si tratta di edifici industriali, privati o di entrambe le tipologie?

Si tratta di strutture di ambo i tipi. Abitazione, capannoni, strutture non utilizzate, strutture ancora in fase di realizzazione: ce ne sono insomma. A volerlo il centro civico. Allora non ho capito perché si sceglie la cosa più elementare. Inizialmente al parco. Se uno in Svizzera avesse proposto una cosa così gli avrebbero fatto il trattamento sanitario obbligatorio. L’avrebbero preso e l’avrebbero subito rinchiuso dicendo “questo è matto”. Da noi invece si tratta con la cittadinanza. Poi chiedono il consenso di qualche associazione che per “dietro” prendono qualche contributo per la loro associazione, gli dicono di “si” e loro pensano di aver sistemato tutto. Il problema non è l’azione temporale; è quello che noi lasciamo da qui a cinquant’anni, a cento anni. Una volta che noi abbiamo saccheggiato un territorio non lo si recupera più. Oggi noi abbiamo delle aree verdi non edificate che vanno salvaguardate come l’oro. Bisogna invece agire sul recupero. Questo si sposa perfettamente con la nostra politica, che abbiamo sempre sostenuto da vent’anni. Io non mi lascio prendere in castagna, ne smentisco un’azione ventennale. Sicuramente è vero che le idee possono cambiare, ma su questo assolutamente no.

- Dunque ribadisce la sua posizione a favore del recupero, e del reimpiego delle aree urbane, così come della necessità di responsabilizzare gli eventuali investitori?

Chi ne usufruisce, chi ha degli utili, chi lavora per l’immagine, deve essere anche disposto a dare una compensazione. L’amministrazione, e non mi vergogno a dirlo (anche perché quello che dico è registrato), deve andare da qualsiasi imprenditore provato e gli deve dire “amico, tu vuoi realizzare quest’opera? Sappi che noi siamo più che favorevoli e ti agevoleremo in tutto. Su una cosa però non si transige. Quest’opera deve esser fatta in un punto che non crea problemi o se ci sono dei problemi tu prima me li devi risolvere”. Risoluzione dei problemi intendo definitiva; prima. Altrimenti bisogna dire “il nostro accordo finisce qui”. Questa è la serietà dell’istituzione. E l’istituzione deve avere la consapevolezza della propria forza. Che deve lavorare per la collettività. Allora deve dire all’imprenditore “tu guadagni, ma una parte del tuo guadagno, che noi ti permettiamo di avere e che tu hai per le tue capacità che io riconosco, ma una parte la devi far ricadere sul territorio. Altrimenti io come amministratore che interesse ho?”. Possiamo dire che è come una banca che apre uno sportello. Una banca apre uno sportello a Foligno, per esempio, fa la raccolta dei soldi li, ma tutti i soldi li investe a Genova. A me che tu apri una filiale a Foligno sono d’accordo, ma una parte dei soldi che tu raccogli a Foligno me li devi investire a Foligno, non puoi investirli tutti a Genova. Che fai? Mi espropri? Mi impoverisci? Se uno non capisce questo concetto non è un politico ma un politicante. Tira avanti. Fa le scelte facili. L’istituzione ha un potere grandissimo. Prima rappresenta il popolo. Prima rappresenta le esigenze del popolo. Prima deve costruire il futuro per il proprio popolo. Solo poi può pensare al resto. Se il politico pensa soltanto al resto, non ha capito assolutamente niente e deve cambiare mestiere.

- Per chiudere torniamo sulla situazione della viabilità critica nel quartiere e all’ordinanza che sospenderà la circolazione questo fine settimana causa smog. Ricordiamo che il quartiere era già stato messo a dura prova dai cantieri sulla E45. Oltre agli investimenti per le zone da recuperare, è necessaria pure una revisione totale della viabilità del quartiere?

Sicuramente. Ma anche qui vale il discorso che stavo facendo prima, cioè “piedi per terra” e vivere nella realtà. Lo snodo e la bretella di Ponte San Giovanni che dovrebbe veicolare il traffico da Ponte San Giovanni verso Magione, dovrebbe logicamente permettere che sul tratto delle gallerie di Piscille, e quant’altro, questo tratto di strada se lo dovrebbe prendere in gestione il comune. Perché poi, l’altro tratto nuovo che si dovrebbe realizzare adiacente e che libera da tutto il traffico agendo da polmone, la renderebbe una delle vie d’accesso alla città. Ma il comune in questo momento non ha i soldi per prendere in gestione questo tratto di strada. Ecco il problema perché adesso tutte le opere che vengono realizzate devono esserlo con anche una capacità di dare. Cioè l’imprenditore guadagna, ma deve anche partecipare alle esigenze del territorio. Tutto qua. Abbiamo un tratto di strada che nella zona De Megni Margaritelli avrebbe dovuto farsi con la rotonda che è stata fatta nella zona Assisana – Via dei Loggi. Praticamente quella rotonda non serve a niente se non si finisce il tratto di strada che dall’inizio della superstrada, zona svincolo verso Terni, porta all’Assisana. La rotonda non serve attualmente. Ma perché non si finisce? Non si finisce perché c’è una carenza di finanziamenti. Quest’ opera doveva esser fatta dall’impresa e l’impresa è fallita. Allora io ripeto: non si possono fare le pianificazioni e realizzarle solo in parte e realizzando solo quello che è utile per il privato o per i singoli, mentre invece quello che è utile per la collettività lo si lascia all’ultimo sapendo che poi la cosa ultima quasi sicuramente non verrà mai fatta. O se verrà fatta, verrà fatta alle calende greche. Bisogna rigirare completamente la “federa”. Io prima sistemo la viabilità, dopodiché faccio nuovi insediamenti. Tu vuoi fare nuove iniziative? Benissimo. Vediamo che impatto ha la nuova iniziativa, ma tu logicamente devi dare delle compensazioni. Una parte del tuo guadagno deve ricadere sul territorio, altrimenti io istituzione non ho nessun interesse.

Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia

 

Prima parte:  Ikea, Renzo Baldoni – “Centrodestra rinnega battaglie di 15 anni. Chi investe deve farsi carico anche delle conseguenze”

http://agenziastampaitalia.it/politica/politica-nazionale/32329-ikea-renzo-baldoni-centrodestra-rinnega-battaglie-di-15-anni-chi-investe-deve-farsi-carico-anche-delle-conseguenze

 
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