MPS, Laffranco –“Siano pubblici i nomi dei grandi debitori. Recuperare credibilità per far crescere l’Italia”. Legge elettorale –“Deve assicurare la governabilità”

laffrancopietro(ASI) Intervista in esclusiva, gentilmente concessa ad Agenzia Stampa Italia dall’On. Pietro Laffranco, deputato umbro del centrodestra, nella quale si affronta il tema delle banche e della ricapitalizzazione di Monte dei Paschi di Siena.
L’Onorevole espone i provvedimenti che ha proposto al fine di tutelare i cittadini ed il paese dal ripetersi di simili vicende. Uno sguardo poi all’Umbria con un commento sugli ultimi dati macroeconomici ed infine un anticipazione delle scelte programmatiche riguardante l’approvazione di una nuova legge elettorale.

- On. Laffranco potrebbe per favore spiegarci la sua proposta riguardante il Monte dei Paschi di Siena per conoscere i nomi dei responsabili dell’affossamento cui è andato incontro lo storico istituto creditizio?

Diciamo che è una delle proposte che io ho presentato a nome del gruppo di Forza Italia e che sono anche state tradotte in un atto parlamentare, in una mozione, parte della quale è già stata approvata l’altro giorno dalla camera. In tale mozione si invitava il parlamento ad istituire quello che noi chiedevamo da dicembre 2015, cioè una commissione parlamentare d’inchiesta, e a rendere noti i nomi dei grandi debitori. Questo per una questione di natura etica, perché nel momento in cui lo stato, perciò i cittadini contribuenti sono chiamati a tirare fuori per la precisione 6,6 miliardi di euro per salvare il Monte dei Paschi, mi pare giusto che i principali debitori, ossia coloro che in qualche modo hanno concorso all’affondamento di questa banca, siano resi noti. Magari non si tratta di soggetti che hanno rapporti con istituzioni ecc…. bisogna capire anche che responsabilità ci sono da parte degli amministratori di questa banca. Devo dire che una delle questioni più serie che riguarda il sistema creditizio italiano è proprio il conflitto d’interessi. Il famoso conflitto d’interessi di cui tanto si è parlato a proposito di altre questioni, ma che in ambito bancario è una cosa serissima. Basti considerare che se nei consigli d’amministrazione delle banche più importanti siedono imprenditori che poi danno alle proprie società importanti affidamenti bancari, mi pare che ci sia un conflitto d’interessi. Se poi magari questi affidamenti non vengono restituiti siamo nell’ambito penale, oltre che della responsabilità del risarcimento del danno. Allora si tratta di fare chiarezza, ed io nel corso del mio intervento in aula ho spiegato che questa proposta non ha intenti punitivi, ma solo di fare chiarezza, trasparenza, vogliamo ristabilire la verità, nel sistema bancario perché stiamo parlando di credito e di risparmio. Credito significa parlare d’imprese e di famiglie. Risparmio significa parlare della nostra storia, della nostra cultura, della nostra identità. Quante volte si è detto che l’Italia è un paese forte ed importante perché ha, a fronte di un grande debito pubblico, anche un grande risparmio che è quello che i cittadini tengono in banca. Dobbiamo contribuire a ricostruire il rapporto di fiducia tra cittadini e banche che si è fortemente incrinato. I cittadini non si fidano più. Basti pensare, e questa è la cosa estremamente grave che è sfuggita ai più; che nell’ultimo anno, nel 2016, ci sono ben 130 miliardi di ricchezza prodotta in Italia che non è passata per il circuito bancario italiano. Cosa significa? Significa che qualcuno se li è tenuti nel materasso, che qualcuno se li è portati all’estero, ma più in generale significa che c’è una parte degli italiani che non si fida più delle banche italiane. Questo è molto grave. Così come è grave il fatto che il nostro paese non riesca ad avere un rapporto serio con l’Europa sull’unione bancaria che purtroppo ci sono norme stabilite dalla vigilanza europea che penalizzano fortemente le banche italiane, magari favorendo anche altre banche, come quelle tedesche e quelle francesi, che hanno nelle loro pance i cosiddetti derivati, cioè, diciamo, quei titoli senza che abbiano un prezzo. Questi sono molto più preoccupanti di quanto lo siano i crediti deteriorati delle banche italiane. Che poi i crediti delle banche italiane hanno delle garanzie, delle garanzie anche solide in molti casi e quindi illiquidabili. Altrove non è così. Ed è incredibile quanto l’Europa ci penalizzi come sistema bancario. Ecco perché dobbiamo ristabilire la verità. Dobbiamo capire chi ha sbagliato. Dobbiamo capire chi doveva vigilare e non ha vigilato. Dobbiamo ristabilire il rapporto di fiducia tra cittadini e banche. Dobbiamo far ripartire l’economia, ma tutto questo si fa ristabilendo la verità, cioè capendo come sono andate le cose negli ultimi 5 o 10 anni nell’ambito del sistema creditizio italiano. Questa è una delle proposte che abbiamo fatto. Quella che è stata recepita è stata quella riguardante la commissione d’inchiesta. Speriamo che tutto ciò non si traduca nelle solite chiacchiere da baraccone del Pd di Renzi. Però per noi si tratta di una soddisfazione perché l’avevamo proposta un anno fa e ci era stato detto lungamente di no perché si volevano coprire molte nefandezze di Mps che era una sorta di bancomat per la sinistra toscana, e non solo, in cui sono state fatte cose di ogni tipo. Noi vogliamo una commissione d’inchiesta non solo per Mps, ma la vogliamo per tutto il sistema bancario italiano perché vogliamo che si ricostruisca la credibilità del nostro sistema paese, anche perché altrimenti è inutile aspettarsi che dall’estero arrivino investimenti in una situazione in cui le banche hanno un cattivo rapporto di fiducia con i cittadini italiani; figuriamoci con gli stranieri.

- Oltre agli imprenditori presenti nel cda di Mps c’è anche la questione dei dirigenti. Questi sono visti da molti, ed in particolare da larghe fasce della popolazione italiana, come intoccabili. Lei come vede la questione dei dirigenti bancari di Mps?

Bisogna essere seri sull’argomento. Che siano intoccabili non è vero perché in questi anni moltissimi amministratoti di banche sono stati pesantemente sanzionati sia dalla vigilanza bancaria italiana che dalla vigilanza bancaria europea e sono stati condannati al pagamento di mega risarcimenti. Poi c’è il lavoro che sta facendo la magistratura. In alcuni casi tempestivamente, in altri invece tardivamente, in altri ancora non l’abbiamo vista proprio. In ogni caso è un lavoro che spetta alla magistratura. La commissione parlamentare d’inchiesta, che com’è noto può lavorare con i poteri diretti della magistratura può aiutare anche l’accertamento diretto di queste responsabilità. Noi non siamo interessati diciamo in maniera specifica a Tizio, Caio o Sempronio. Vogliamo che se qualcuno ha sbagliato ne risponda, anche patrimonialmente, ma vogliamo soprattutto che gli errori del passato non vengano ripetuti. Ci interessa il presente ed il futuro del paese, che è messo gravemente a rischio da questa incrinatura nel rapporto fiduciario tra cittadini e banche. Quando il cittadino non si fida più della banca poi non fa più investimenti, non cresce l’economia, poi le imprese non assumono, non si crea lavoro. Insomma si capisce che il circuito è decisivo per il futuro del paese perché funziona così: in quest’epoca le banche sono importanti e quindi devono funzionare bene e in maniera equa ed i risparmiatori non devono essere truffati. Detto questo bisogna anche che alcuni risparmiatori sappiano che dietro un rendimento importante c’è un rischio, di cui bisogna esser certi di essere stati informati, per poi poter mettere in conto che ci posano essere delle perdite. Bisogna fare un lavoro serio insomma perché le chiacchiere sul tema ne sono state fatte tante e spesso anche a sproposito. Le nostre non sono banche malate. Sono malate, ma meno di altre banche europee. Vengono ritenute più malate perché c’è un interesse in Europa a spostare l’attenzione sulle nostre piuttosto che su altre. Problemi ce ne sono ma sono problemi che vanno delineati ma soprattutto risolti perché noi vogliamo che la nostra economia torni a crescere e che torni il benessere cui una delle 8 potenze mondiali può giustamente ambire. I cittadini non devono pensare che la curva del benessere in Italia si sia fermata e che quindi i nostri figli debbano per forza essere più poveri di noi. I nostri figli devono stare meglio di noi. Per far questo l’economia deve crescere. Per far si che cresca ci vuole un sistema bancario sano e solido.

- Ma oltre a far si che chi ne ha sbagliato ne risponde, secondo lei non c’è necessità di leggi più restrittive che tutelino ed impongano maggior trasparenza gli istituti creditizi?

Ci vuole sicuramente maggior vigilanza, perché le leggi che impongono la trasparenza tra cittadino e banca ci sono. Ci sono una serie di obblighi cui le banche devono fare fronte nel momento in cui prendono i soldi dei cittadini e li investono. Tra l’altro una delle proposte più importante che abbiamo fatto è stata la divisione tra le banche d’investimento e le banche commerciali, cioè tra le banche d’affari e le banche commerciali cioè quelle che gestiscono i risparmi del cittadino nell’ordinarietà. Questa è una cosa decisiva perché poi la regolamentazione di questi due sistemi diversi in questo momento non c’è. C’è una regolamentazione identica. Noi dobbiamo creare questa separazione perché questo consente di avere ben chiaro chi lavora sulla speculazione, magari in maniera legittima, e chi fa invece semplicemente gestione del risparmio. Anche su questo bisogna lavorare. Abbiamo messo in campo tutta una serie di proposte e siamo convinti di poter dare un contributo significativo. Speriamo che tutto il resto del parlamento sia disponibile. Quindi tra dire di fare una commissione d’inchiesta e farla lavorare c’è sempre di mezzo la concretezza della realizzazione delle cose.

- Parlando di ricchezza e di benessere: gli ultimi dati della regione che lei rappresenta, cioè l’Umbria, sono particolarmente negativi anche considerando l’andamento attuale a livello nazionale ed europeo. Secondo lei quali sono le cause e le responsabilità?

Credo che ci sia stata una gestione da parte della regione abbastanza miope negli ultimi anni. Si tratta in particolare di una politica di sviluppo regionale che si è rivelata oltre che miope anche abbastanza asfittica. L’Umbria è un regione che ha una natura splendida, ha un patrimonio storico importante, ha una agricoltura discreta che produce molti prodotti di nicchia come l’olio, ha un po’ di start – up, ma non si tratta di una regione industrializzata. Le poche realtà di aziende che c’erano, ahimé o se ne sono andate, o hanno chiuso, o sono passate in mano straniere, come la Perugina, o vivono momenti di grande crisi, come la Merloni. Bisogna inventarsi cose nuove. Ad esempio una delle cose più significative che sono state fatte negli ultimi tempi, che non è stata fatta dalla regione, ma dal comune di Perugia, è il grande investimento assieme ad Enel sulla banda larga. Questo significa dare non solo ai cittadini, ma anche potenziale per nuove imprese, una capacità tecnologica straordinariamente superiore a quella di tutto il resto d’Italia. Quindi poter aprire nuove imprese a Perugia che abbiano a disposizione la banda ultra larga significa dar loro una capacità tecnologica assolutamente superiore a quella di altri territori. Bisogna fare cose di questo genere. In questo periodo purtroppo la regione queste cose non le ha fatte, non le ha promosse. D’altronde anche gli ultimi governi non sono stati attenti allo sviluppo delle infrastrutture viarie che risulta decisivo per lo sviluppo di un territorio. Basta pensare ai grandi ed irrisolti problemi di traffico veicolare che attanagliano la regione, dove per altro non c’è la concreta possibilità di raggiungere celermente alcuni punti della regione. L’aeroporto ha avuto una gestione un po’ discutibile. Anche in questo caso è mancato uno sviluppo attento, coerente e pianificato ed il risultato è stato che non c’è stato quell’incremento turistico che ci si sarebbe potuti aspettare con il mezzo aereo. C’è stata insomma una miopia generale da parte della sinistra e questo è un peccato e bisogna rimediare.

- Si potrebbe perciò dire che con una gestione più attenta e sicuramente dalla diversa impostazione, si potrebbe invertire l’andamento dell’economia umbra?

Noi dobbiamo essere ottimisti. Dobbiamo pensare che cambiando alcune azioni politiche si possa migliorare altrimenti possiamo anche smettere. Chiudiamo e andiamo tutti a casa. Noi dobbiamo lavorare perché la ripresa ci sia e che avvenga in termini pratici e avvertibili dal cittadino, altrimenti che ci stiamo a fare qui?

- Tornando a livello nazionale e restando in tema di banche, da alcuni giorni trapelano indiscrezioni da palazzo che vorrebbero un ridimensionamento della presenza e del ruolo di Maria Elena Boschi nell’esecutivo Gentiloni a causa dei collegamenti che ha avuto nella vicenda del crack di Banca Etruria. Lei che ne pensa?

Al momento io non ho ne visto ne percepito ridimensionamenti. Una che parte da fare il ministro delle riforme, non essendo nella condizione di far approvare le proprie riforme, e che viene di fatto promossa alla carica di sottosegretario alla presidenza del consiglio è uno dei motivi per cui il governo Gentiloni non nasce sotto i migliori auspici. Cioè chi ha sbagliato è stato addirittura promosso. Nel momento in cui Renzi perde il referendum, e la riforma porta il nome della Boschi, la riforma viene bocciata, la boschi avrebbe dovuto uscire dal governo. Cioè se c’è una criterio meritocratico sarebbe andata così, invece ha avuto un ruolo ancora più importante. Non mi sembra che questo governo nasca sotto i migliori auspici. D’altro canto noi vorremmo che si tornasse finalmente alle urne per esprimersi, perché saremmo anche un po’ stufi di Governi non eletti. Dopo Monti c’è stato Letta, poi c’è stato Renzi, ora c’è Gentiloni, sono 4 presidenti del consiglio non indicati dai cittadini. Insomma c’è un vulnus di sovranità popolare abbastanza inammissibile in una situazione repubblicana e democratica come la nostra. Quindi noi vorremmo tornare rapidamente al voto anche se ci rendiamo conto che ci sono alcune questioni da affrontare come la nuova legge elettorale, ma anche e soprattutto i problemi dei cittadini. Quindi insomma non perdere per una verso, per un altro verso impiegare questi momenti per fare il meglio che si possa fare. Noi siamo pronti a dare una mano in questo momento straordinario ma rimaniamo fermamente contrari e all’opposizione perché pensiamo che l’Italia abbia bisogno di un alternativa di centrodestra.

- Per voi andrebbe bene andare a votare anche con la presente legge elettorale oppure siete favorevoli al voto solo in presenza di una nuova legge elettorale?

No. Noi dobbiamo purtroppo attende il pronunciamento della corte costituzionale su quella sciagurata legge elettorale, cioè l’Italicum che ha voluto Renzi, che è stata un’altra delle sue figuracce. Nel momento in cui sapremo come si è espressa la corte costituzionale vogliamo lavorare rapidissimamente perché, come ha detto il presidente della repubblica, si abbia una legge uguale tra camera e senato. Non si può avere una legge maggioritaria da una parte ed iper - proporzionale dall’altra come in questo momento. Appena saremo in grado di avere una legge omogenea per entrambe le camere che assicuri tanto la rappresentanza, quanto un minimo di governabilità, altrimenti ricadiamo nei problemi della prima repubblica quando i governi nascevano dopo le elezioni e poi cadevano dopo due mesi. Quando avremo una legge di questo genere, speriamo in poche settimane, la massimo qualche mese, secondo noi si deve tornare rapidissimamente al voto.

- Perciò lei è favorevole ad un importante premio di maggioranza?

Si, però bisogna evitare che sia incostituzionale. Non è che se uno ha preso il 28% può poi il 55% dei seggi. C’è poi di mezzo la volontà dei cittadini. Se i cittadini non danno la maggioranza a nessuno, neanche lontanamente, bisognerà cercare altre soluzioni. Noi siamo responsabili e possiamo accettare anche questo. Ma noi dobbiamo partire dal presupposto che ci sia una legge giusta, equa, per cui se io prendo 10 voti, prendo 5 seggi, ma non che se prendo 10 voti poi ho 30 seggi. Però se ne prendo 10 e me ne mancano 2 o 1 per arrivare alla maggioranza, devo avere un premio di maggioranza che me li faccia avere. Insomma una cosa fatta bene. L’italicum consentiva addirittura che con il ballottaggio che se ci fossero state due forze, una avesse preso il 25% ed una avesse preso il 30%, si sarebbero addirittura raddoppiati i seggi che i cittadini avevano attribuito a quella forza. Non è possibile e non accettabile. Qui bisogna trovare un punto di mediazione. Queste sono le cose su cui la politica deve lavorare. Bisogna recuperare la credibilità presso i cittadini. Se non si riesce neanche a fare una legge elettorale, come si può poi pensare di governare i grandi problemi del paese? Anche qui i cittadini hanno impartito una lezione che spero aiuti. Farsi una legge elettorale per i propri comodi non serve mai. Chi si è fatto la legge elettorale in Italia per i propri comodi ha sempre poi perso le elezioni. Renzi si era fatto una legge elettorale ed una riforma costituzionale “ritagliata” sui suoi interessi e ha finito col perdere drammaticamente il referendum con i cittadini che gli hanno dato uno schiaffo fortissimo bocciandola con il 60% dei voti. La legge elettorale è palesemente incostituzionale; adesso vedremo cosa dirà la corte. Mi sembra che questa comunque sia stata una lezione che la sinistra dovrebbe imparare. Soprattutto Renzi, ma anche la sinistra che ha sostenuto queste riforme.

Alexandru Rares Cenusa –Agenzia Stampa Italia

 
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