Il bilancio (fallimentare) di Matteo Renzi, in Italia e in Europa

(ASI) Sono passati dieci mesi da quando Matteo Renzi si è "impossessato" di Palazzo Chigi e sono stati mesi di fuochi d'artificio. Nel frattempo ci sono anche stati sei mesi di presidenza italiana della Commissione Europea. E anche lì fuochi pirotecnici. Ora è rimasto solo l'odore acre della polvere da sparo, ma di sostanza quasi niente. Il bilancio è più che fallimentare, diciamo da bancarotta, non semplice, fraudolenta.

In Europa il risultato è stato nullo, il bilancio, anche questo, fallimentare. La considerazione di cui gode ( non solo Renzi ma anche l'Italia) in Europa, al di là di quei sondaggi demenziali e taroccati, è al minimo storico. Lo si è visto anche nell'aula, pressoché vuota, del Parlamento Europeo a Strasburgo, martedì, quando Renzi è intervenuto per le conclusioni del semestre italiano.
Avevo riposto molta fiducia nell'ex sindaco di Firenze; seppure antibolscevico doc, ero andato anche a votare per lui ( investendo - evidentemente male - anche 4 euro) quando c'erano state le primarie contro Bersani e, dopo, contro Civati e Cuperlo. Ma ora i risultati sono sotto gli occhi di tutti ed è veramente impossibile far finta di niente, e assistere, inermi, ai continui bluff che Matteo Renzi continua a fare, così maldestramente, su più tavoli, più o meno verdi, come un pessimo, disperato giocatore di poker.
Fermiamolo prima che sia troppo tardi. In maniera democratica, naturalmente, ci mancherebbe altro; ma fermiamolo. "Il presidente del consiglio ha le stimmate dell'autoritario e se, oltre che furbo, fosse anche intelligente, avremmo un altro duce, minore, ma pur sempre un duce". E' difficile non condividere il ritratto che, del capo del Governo, fa Piero Ostellino sul Corriere della Sera. Ormai guida, malissimo, una nave di cui ha perso completamente il controllo, nel mare magnum di tutte quelle riforme sgangherate, il cui faticoso cammino non è più in grado di governare e le cui conclusioni sono sempre più incerte ed indefinite, mentre lui continua a dire che gli effetti saranno miracolosi, in un futuro sempre più lontano. In attesa di questi miracoli, il Paese (noi) paga prezzi insopportabili per una pressione fiscale già insostenibile, ma che - sembra incredibile - è destinata a salire ancora di più, vertiginosamente ( 200 % in più i tributi sulla casa su cui già gravano 24 miliardi di euro l'anno di imposte!) il debito pubblico ogni giorno più pesante, l'aumento della disoccupazione che cresce giorno dopo giorno, nonostante il miracoloso Jobs act che solo lui ha capito perché lo ha voluto fare e a chi giovi veramente. E poi tutti quegli atteggiamenti intollerabili per (tentare di) mascherare i limiti suoi e della sua patetica armata Brancaleone. Ora, la cosa più importante sembra sia la nomina del successore di Giorgio Napolitano. Perché, non è importante ? Certo che lo è, anzi è importantissima, solo che i cittadini normali ed onesti hanno ben altri pensieri: il figlio che non trova lavoro, la moglie licenziata, il mutuo, le cartelle delle tasse in continua ascesa, cominciando da quella vergogna che è la tassa per la Tv, impropriamente chiamata canone, e poi la tassa di circolazione per l'autoveicolo ecc. ecc. Fermiamolo, prima che sia troppo tardi.

Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia

fortunatopantaleonevinci@ virgilio.it

 

 
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