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Dibattiti. Prima gli stranieri e poi gli italiani?

(ASI) Umbria. Lettere in Redazione - "Integrazione socio-culturale". Questa è la questione posta in essere il 5 ottobre presso la sala del Consiglio provinciale di Terni. Si tratta di facilitare l'accessibilità ai servizi per le persone immigrate. Si parla di "inclusione" sociale garantendo pari opportunità e diritti di cittadinanza, riconoscendo, però, la "diversità". Il fulcro di tutto ciò sono le Tessere di cittadinanza. Un progetto finanziato con il Fondo Europeo per l'integrazione di cittadini di paesi terzi 2007- 2013.

Dov'è l'identità di popolo? E gli esorbitanti costi che essa produce?
I cittadini di nazionalità Italiana necessitano di un punteggio; ma un punteggio per giungere a cosa?
Il provvedimento ha come finalità la serenità nei rapporti tra cittadini italiani ed extracomunitari. Una serenità che negli anni non ha avuto possibilità di vita in quanto le vaghe e inutili giustificazioni quali: "fare il lavoro che gli italiani non voglio più fare", "la nostra comunità è stata migrante", "gli immigrati costituiscono una risorsa economica", si sono rivelate senza alcun senso. Infatti, a fronte di un gettito fiscale pari a 3,3 miliardi di euro degli extracomunitari, corrisponde una spesa pubblica di circa 52 miliardi di euro costituita, tra le altre, da spese sanitarie, scolastiche, giudiziarie e di accoglienza.

Gli italiani hanno bisogno di sentirsi cittadini del loro Paese pertanto se le priorità sono stessi diritti e uguale trattamento, perché dare vantaggio a una sola categoria?
La preferenza nazionale è uno dei dieci punti programmatici de La Destra e ci si batterà affinché i cittadini Italiani non debbano più sentirsi ospiti nella propria casa; assegnando loro un punteggio sarà possibile predisporre delle graduatorie relative all'assegnazione delle case popolari e all'accesso agli asili nido, non solo, sarà anche possibile accedere ai vari servizi sociali offerti dalla P.A.

Per una vera e propria integrazione non c'è bisogno di tessere di priorità, bensì è proprio ricevendo lo stesso trattamento che sarà possibile una convivenza civile.

Serena Cocco Ufficio Stampa La Destra Terni

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