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Berlusconi può ancora tenere in scacco la politica italiana?

 

(ASI) Questa domanda potrebbe formularsi, se tuttavia prima ci poniamo un altro quesito, ossia l'esistenza ancora di una politica italiana. Essendo di difficile risposta, vista l'ingloriosa fine di un governo destituito dalla tecnocrazia e dalla cancellazione della sovranità nazionale, passiamo direttamente all'affermazione del titolo dell'articolo: può un Signore di 76 anni ancora tenere in stallo l'intera politica nostrana? Sembra proprio di sì.
Le previsioni su per giù di qualche analista si sono dimostrate esatte: avrebbe governato Napolitano, quest'ultimo avrebbe favorito la caduta del Cavaliere sostituendolo con il griogiocrate Monti e si sarebbe andati avanti sperando che la speculazione non ci distruggesse del tutto. Il Silvio nazionale si è dimesso, adducendo come scusa la responsabilità nazionale. Giungendo mestamente alle elezioni del 2013, un po' rimpiangendo il tecnocrate (qualcuno in fondo pensa ancora che non sia affatto male, senza alcun rigor di logica!), e un po' auspicando che la situazione politica cambiasse, che qualcosa si sbloccasse. Purtroppo in questi casi, non si calcola che la politica italiana, oltre ad essere inesistente, è un qualcosa di stantio, ingrigito, e non avente alcun fine se non la salvaguardia delle poltrone medesime per raggiungere l'eternità. Cosa potesse cambiare, infatti, è ancora oggetto di interrogativo, dacché le spese, le prebende, gli stipendi e le indennità sono pressoché intatti, e le riforme, oltre alle pochissime distruttive, sono ancora in cantiere.

Intanto, tutta la politica aspetta lui. Il Cavaliere di Arcore, l'uomo che non si decide. Non sa se scendere in campo e “salvare l'Italia dai comunisti” (ora dai tecnocrati?) un'altra volta, oppure se lasciare il campo ad un burattino. Chi, non sa nemmeno lui, vista l'inconsistenza del neo segretario del Partito.

I sondaggi non lo danno certo vincente, non registrano lanci di entusiasmo popolari per la sua ricandidatura. Ed è estremamente logico, visti i mediocri risultati conseguiti in vent'anni di parabola governativa e politica. A malapena si può apprezzare il paradosso finale di salvaguardia di Eni – Enel e Finmeccanica, ora assaltate dagli squali che ci stanno divorando. Il resto, anche solo pensando al punto di vista dei costumi, lascia molto, ma molto a desiderare. Non vi sarebbe comunque alcun problema, se dall'altra parte esistesse uno schieramento.

Difatti, sulla carta il PD, Sel, l'Idv, o il M5S sono in vita. Non sanno tuttavia che pesci pigliare, non tanto perché privi di leader, bensì perché... sono senza avversario. Tutti pendono dalle labbra del Cavaliere, nessuno si impegna con alleanze con altri. Tutti si prodigano in invettive, bellissime frasi da campagna elettorale, promesse, ma non sanno ancora bene né chi siano i loro candidati, né che strategia seguire. Orfani di un nemico, non sanno organizzarsi.

Essendo tutto ciò semplicemente assurdo, poiché non si deve certo governare un paese per contrastare un nemico, ma per dare delle prospettive di vita al proprio popolo, la sinistra si ridicolizza da sé, e la destra non sa che fare, vista l'indecisione del suo leader, che non vorrebbe perdere l'opportunità di tornare in sella.

Basterebbe questo a farci capire che il rinnovo della classe dirigente è indispensabile. Deve essere attuato in breve. Un Paese che sta sprofondando in tutte le classifiche non può essere schiavo di un anziano signore che non sa come agire, né tantomeno di avversari privi di strategie.

 

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

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