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No alla vivisezione? Il rischio è che le cavie diventino gli uomini

(ASI) Il senatore Pdl Carlo Giovanardi interviene nel dibattito sulla vivisezione, e lo fa con parole che hanno già suscitato polemiche. L'ex Sottosegretario alla presidenza del Consiglio ritiene, in un'intervista a Tempi.it, che potrebbe ripetersi una "vicenda talidomide", qualora "l’Italia, diversamente da tutta l’Europa e dal mondo dove è obbligatorio testare i farmaci su almeno due specie animali prima di metterli in commercio, inserisse l’articolo 14 della legge comunitaria".

 

Giovanardi ricorda che "la norma comunitaria, nel suo complesso, riguarda il benessere animale" e si dice "perfettamente d’accordo con il recepimento di questa norma, molto severa nel garantire che non ci siano maltrattamenti o crudeltà sugli animali, ma che non si spinge fino a proibire l’allevamento delle cavie. La novità italiana è un’aggiunta alla norma, l’articolo 14 appunto, che diversamente da tutt’Europa, proibisce invece l’allevamento. Se questa proibizione diventasse legge ci esporrebbe ad un’infrazione comunitaria. Il Governo, tramite il ministro della Salute Renato Balduzzi, si è, però, dichiarato favorevole a questa soluzione".

L'articolo 14 è stato inserito dall'Italia nella norma comunitaria a seguito del caso Green Hill e delle pressioni della lobby animalista. Giovanardi manifesta così la sua contrarietà all'articolo: "Così si dimentica che se non si sperimenta sugli animali si sperimenta sugli uomini. Non lo dico io, ma la comunità scientifica".

L'opinione pubblica, molto informata su quanto avvenuto nella sede toscana dell'azienda tedesca Green Hill e commossa per il destino di alcuni cagnolini ivi allevati, è a digiuno del "caso talidomide", una tragedia umana occorsa a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta in Italia. Giovanardi spiega cosa accadde: "Questa vicenda è un terribile esempio per la storia della medicina. Non vennero eseguiti test animali, e la mancata sperimentazione ha comportato effetti devastanti: solo quando il farmaco era già in commercio vennero eseguiti i test su animali non gravidi e solo nel ’62, dopo che erano emersi i primi casi di bambini con malformazioni e il farmaco fu ritirato, si fecero test più accurati. Non dovremmo ripetere questo comportamento".

Giovanardi è l'unica voce che si leva dal mondo politico contro l'oltranzismo animalista: "La coppia che ha adottato i primi cani di Green Hill ha annunciato che la prossima battaglia sarà quella contro l’allevamento dei maiali e la castrazione. In Emilia Romagna c’è già stata la battaglia contro l’allevamento dei visoni che ha portato alla scomparsa del settore pellicceria: magari ora scomparirà anche il Prosciutto di Parma, con gravissimi problemi per l’economia".

"Per me gli animali vanno rispettati, amati, ma c’è una gerarchia nel creato e prima viene l’uomo". Parole, da parte del senatore Pdl, che si levano oltre l'appiattimento del pensiero relativista. Egli inoltre si chiede: "C’è differenza tra uomini e animali?" La sua risposta è retorica: "Per me sì". La risposta proveniente da alcuni ambienti culturali potrebbe essere altrettanto affermativa, ma nel senso opposto. Se il fanatismo animalista dovesse prevalere, la conseguenza sarebbe la sovversione di quel ruolo di subordinazione della natura all'uomo che ogni civiltà, al fine di sostentarsi tutelando una dimensione di armonia e ordine tra tutte le creature, ha sempre osservato.

Il direttore dell’Istituto Mario Negri, Silvio Garattini, risponde con competenza in materia al fronte animalista, che immediatamente aveva accusato Giovanardi di sostenere tesi "palesemente soggettive e tendenziose" sulla vicenda talidomide. "Prima di accusare il Senatore Giovanardi di falsità - afferma il direttore dell’Istituto Mario Negri in una nota -, dovrebbe leggersi la letteratura scientifica. Con dosi appropriate e a tempi appropriati durante il processo della gravidanza, la talidomide ha indotto malformazioni nella scimmia (macaca fascicularis) (ref. 1), nel coniglio (ref. 2 e 4), negli embrioni di pollo (ref. 3), nel ratto ma solo per via endovenosa (ref. 4), nel topo (ref. 5) e nel marmoset (ref. 6). Il ratto è l’animale meno sensibile alla talidomide anche se si osservano malformazioni solo a livello dello sterno (ref. 7). E si potrebbe continuare con la citazione di altri studi. Purtroppo - sottolinea Garattini - questi sono risultati ottenuti in tempi successivi alla tragedia della talidomide perché all’epoca non era richiesto che i nuovi farmaci fossero studiati sulla riproduzione animale mentre oggi è obbligatorio".

Federico Cenci per Agenzia Stampa Italia

 

 

 

 

 

 

 

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