Cina. Xi Jinping in Myanmar per celebrare i settanta anni dall'avvio delle relazioni bilaterali

138715583 15793439739671n(ASI) Paukphaw è una parola in lingua birmana (o bamar) che esprime il concetto di fraternità. Non è un caso se da molto tempo questo vocabolo viene utilizzato dalle cancellerie di Cina e Myanmar per descrivere le relazioni diplomatiche tra i due Paesi. In corso da ieri, la visita ufficiale di Stato del presidente cinese Xi Jinping a Naypyitaw, capitale del Myanmar dal 2005, per celebrare il settantennale dell'avvio dei rapporti bilaterali, rappresenta un evento particolarmente importante negli equilibri in Asia sud-orientale. È infatti la prima visita di un presidente cinese dal 2001, quando leader del Myanmar era ancora il generale Than Shwe. Da allora, i capi di Stato dei due Paesi non si erano più incontrati ufficialmente in territorio birmano.

Nella giornata odierna, presso il Centro Conferenze Internazionale 2 del Myanmar, nel territorio della capitale, Xi è stato invece accolto con tutti gli onori dall'omologo U Win Myint, dal Consigliere di Stato e "madrina" nazionale Aung San Suu Kyi, dal primo vicepresidente U Myint Swe, dal secondo vicepresidente U Henry Van Thio e da tutti i membri del Consiglio dei Ministri. Con un volume di interscambio pari a 16,8 miliardi di dollari nei primi undici mesi del 2019, la Cina è primo partner commerciale indiscusso del Myanmar che nel Paese di mezzo esporta principalmente prodotti agricoli, forestali, minerari, marittimi e animali mentre importa beni strumentali, di consumo e materie prime. Tuttavia, l'intensificazione degli incontri bilaterali di alto livello lascia supporre che c'è ancora molto potenziale da sfruttare.

Già nel vertice di ieri con il presidente U Win Myint, Xi Jinping aveva espresso il sostegno del governo e del popolo cinesi al governo e al popolo del Myanmar «nel perseguimento di un percorso di sviluppo adatto alle sue caratteristiche nazionali», ricordando come «il partenariato globale strategico cooperativo tra Cina e Myanmar goda di solide fondamenta e gli sforzi comuni per costruire una comunità Cina-Myanmar dal futuro condiviso daranno nuova linfa e vitalità allo sviluppo delle relazioni bilaterali». In questo futuro condiviso si inserisce, ovviamente, anche l'iniziativa Belt and Road (BRI), l'ormai celebre progetto cinese per la ricostruzione in chiave moderna delle direttrici terrestri e marittime dell'antica Via della Seta. A questo proposito, Xi Jinping ha garantito l'impegno cinese a lavorare insieme per «promuovere la cooperazione pratica ed accelerare l'allineamento con le strategie di sviluppo» del governo birmano.

In ballo c'è in particolare la costruzione del Corridoio Economico Cina-Myanmar (CMEC), corrispettivo orientale del Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC), una serie di infrastrutture che dovrebbero connettere la provincia meridionale cinese dello Yunnan con il porto di Kyaukpyu nello Stato del Rakhine, attraverso lo snodo di Mandalay, aprendo a Pechino uno sbocco diretto sull'Oceano Indiano.

Il progetto, cui il presidente birmano U Win Myint ha conferito anche in questi giorni estrema importanza, prevede inoltre la creazione di tre zone speciali nelle regioni confinarie presso i centri di Muse e Chineshwehaw, nell'area settentrionale dello Stato dello Shan, ed il centro di Kanpitetee, nello Stato del Kachin. Secondo quanto riportato da un articolo di Chan Mya Htwe per il Myanmar Times del giugno scorso, «queste tre zone dovranno disporre di esenzioni doganali, strutture alberghiere, fabbriche e banche» e «giocheranno un ruolo essenziale nella cooperazione economica bilaterale, permettendo al Myanmar di trasportare via terra le merci attraverso Kyaul Kaung e alla Cina di fare altrettanto attraverso Muse».

Dal canto suo, U Win Myint ha salutato Xi congratulandosi per il traguardo dei settant'anni dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, celebrati lo scorso primo ottobre, auspicando che la Cina «condivida ancora la sua esperienza in ambito di governance con il Myanmar ed altri Paesi in via di sviluppo». Il presidente birmano ha indicato nell'esempio di successo della Cina un «utile riferimento per il Myanmar in tema di sviluppo economico, miglioramento delle condizioni di vita ed eliminazione della povertà».

U Win Myint ha toccato anche il delicato tema del dialogo e della pacificazione, con particolare riferimento al conflitto interetnico e interreligioso scoppiato tra il 2016 e il 2017 nelle aree settentrionali dello Stato del Rakhine, tra l'etnia maggioritaria degli stessi Rakhine, fedeli al Buddhismo Theravāda, e i Rohingya, fedeli all'Islam, parte dei quali costretti alla fuga verso il vicino Bangladesh. U Win Myint ha ringraziato la Cina per «la comprensione e il sostegno nelle questioni riguardanti l'area» così come per il suo «ruolo costruttivo» nel processo di pace. Il Myanmar «aderisce fermamente» al principio di 'Una sola Cina', «rispetta il principio 'Un Paese, due sistemi' applicato a Hong Kong e Macao» e «ha sempre considerato Taiwan parte inalienabile del territorio cinese».

Come fa di consueto nell'imminenza delle sue visite all'estero, anche nei giorni scorsi Xi Jinping ha pubblicato un articolo sulla stampa locale dedicato ai rapporti con il Paese che lo ospita. L'editoriale, dal significativo titolo Scrivere un nuovo capitolo nella nostra millenaria amicizia Paukphaw, è stato pubblicato da alcuni quotidiani del Myanmar in lingua inglese, tra cui The Mirror, Myanma Alinn Daily e Global New Light of Myanmar. Al suo interno, Xi Jinping ha voluto rimarcare l'importanza dei rapporti tra i due vicini, «collegati da montagne e fiumi condivisi». «I nostri popoli - ha proseguito Xi - hanno vissuto uno al fianco dell'altro per migliaia di anni», sviluppando un'amicizia fraterna - Paukphaw appunto - sin dal IV secolo a.C., quando «i nostri antenati cominciarono a commerciare tra loro attraverso la Via dell'Oro e dell'Argento che collegava le province cinesi del Sichuan e dello Yunnan con il Myanmar e l'India».

Due anni dopo l'indipendenza dal Regno Unito, ottenuta definitivamente nel 1948, l'allora Unione di Birmania, guidata dal presidente Sao Shwe Thaik, avviò le relazioni diplomatiche con la Repubblica Popolare Cinese, fondata l'anno precedente da Mao Zedong dopo la fine di un'estenuante guerra civile contro il Kuomintang di Chang Kai-shek. A quel tempo, malgrado le difficoltà sociali e politiche provocate dalla forte frammentazione etnica del Paese, l'Unione di Birmania era caratterizzata da un sistema repubblicano, bicamerale e multipartitico, godendo di un certo apprezzamento nel consesso internazionale soprattutto grazie alla figura di U Thant, abile negoziatore, consigliere del primo ministro, segretario della storica Conferenza di Bandung del 1955, dove nacque il Movimento dei Paesi Non-Allineati, e soprattutto segretario generale dell'ONU dal 1961 al 1971, primo non-europeo a ricoprire questa carica.

Nel corso del secondo Novecento, i due Paesi hanno intrapreso strade molto diverse tra loro. Nel 1962, un colpo di Stato portò i militari, capeggiati dal generale Ne Win, al governo della Birmania inaugurando un periodo fortemente autoritario e repressivo, durato fino al 2011, quando l'anziano generale Thein Sein avviò riforme che ripristinarono alcune libertà fondamentali, sostanziarono il processo di federalizzazione del Paese e permisero di scarcerare numerosi oppositori politici, in particolare Aung San Suu Kiy, figlia del patriota Aung San, insignita con il Nobel per la Pace nel 1991 e protagonista di una lunghissima battaglia per la democrazia nel Paese che, con l'affermazione della Lega Nazionale alle elezioni del 2015 e la fine del regime militare, può ormai dirsi vinta.

Grossomodo nello stesso arco di tempo, la Cina ha dapprima subito le gravissime conseguenze sociali e politiche della Rivoluzione Culturale rialzandosi tuttavia a partire dal 1978 con l'ascesa di Deng Xiaoping alla leadership del Paese. Le politiche di riforma e apertura del Piccolo Timoniere cambiarono drasticamente il volto del gigante asiatico sino a trasformarlo nella seconda economia mondiale e nel campione di innovazione, alta tecnologia e sostenibilità che conosciamo oggi.

Eppure - come ha scritto Xi Jinping - in questi settant'anni, al di là delle differenze e delle divergenze momentanee, «la Cina e il Myanmar hanno difeso e messo in pratica i Cinque Principi della Coesistenza Pacifica», la dottrina di relazioni internazionali emersa a Bandung nel 1955, fortemente sostenuta dall'ex primo ministro e ministro degli Esteri cinese Zhou Enlai. Quello tra Pechino e Yangon/Naypyitaw è stato e resta un rapporto speciale. L'Unione di Birmania fu infatti il primo Stato non-comunista a riconoscere la Repubblica Popolare Cinese mentre negli anni Sessanta fu il primo tra i Paesi vicini a voler risolvere pacificamente la questione dei confini. Col tempo, come sostiene Xi, questo rapporto «è diventato il primo esempio di eguaglianza, cooperazione dal mutuo vantaggio e sviluppo comune tra Paesi di diverse dimensioni». Oggi può dare vita ad un sodalizio strategico lungo la Nuova Via della Seta.

 

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

 

 

 
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