Putin: “Sono pronto a un’altra crisi come quella di Cuba anni’60”

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ASI) La Russia è preparata ad affrontare militarmente un’eventuale crisi, come quella scoppiata sull’ isola di Cuba nel 1962 che aveva portato il mondo sull’orlo di una guerra atomica, se lo vogliono gli Stati Uniti.

Lo avrebbe dichiarato, nelle ultime ore, Vladimir Putin ai media russi. Le affermazioni sono state divulgate dagli organi di informazione internazionali, tra cui l’agenzia di stampa Reuters. Il numero uno del Cremlino avrebbe aggiunto, inoltre, di essere pronto a dislocare missili nucleari ipersonici su sottomarini, o navi, che operano nelle vicinanze delle acque territoriali americane, per rispondere alle ultime prese di posizione della Casa Bianca. Quest’ultima ha deciso di ritirarsi infatti, dal primo febbraio scorso, dal Tratto INF stipulato nel 1987, tra Ronald Reagan e Michail Gorbaciov, inerente alle forze strategiche non convenzionali a medio raggio. Donald Trump ha accusato più volte la controparte di aver violato l’intesa e potrebbe dislocare così i sistemi difensivi Usa in Europa. Lo zar ha chiarito, mercoledì davanti ai componenti del parlamento, che tale minaccia sarà neutralizzata, prendendo di mira quei mezzi bellici, presenti sui territori dei paesi del vecchio continente, al pari dei “centri decisionali” (ovvero il pentagono ndr). Ha assicurato però che non desidera avviare una nuova corsa agli armamenti, specificando che le ipotetiche misure annunciate sono di carattere esclusivamente difensivo. Le iniziative del tycoon rappresentano infatti, a suo avviso, un pericolo per la sicurezza della Russia e “per la pace in generale”. Ha auspicato dunque che non sia attuata tale mossa: “Non credo che la situazione internazionale di oggi sia tale da richiedere una esacerbazione ulteriore e irresponsabile”, ha puntualizzato. Il riferimento riguarda le divergenze presenti, tra le due superpotenze, nei diversi scenari di crisi come, ad esempio, quello siriano e soprattutto venezuelano. La situazione a Caracas potrebbe diventare, insieme a quella generata dal conflitto iniziato nel 2011 a Damasco, un’ennesima frattura tra chi è al di là dell’Atlantico e il suo nemico tradizionale: un orso che mostra unghie e denti a coloro che stanno cercando di abbatterlo senza motivo.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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