Brasile, Gomes candidato presidente per Pdt

Ciro Gomes na Carta Capital 2015 foto 2 cropped(ASI) Sarà Ciro Gomes il candidato del Pdt, il Partito democratico laburista brasiliano, alle presidenziali di ottobre. Lo ha stabilito la convention del movimento.


Gomes, già ministro e governatore dello stato di Cearà, ha ottenuto la nomination grazie ad un discorso in cui ha difeso la necessità di un rigore fiscale, di cambiamenti nel settore della sicurezza pubblica e di guardare alla classe media, ironizzando sulle critiche fatte dagli avversari alle sue idee per il settore economico e ha esaltato la figura dell'ex governatore dello stato del Rio Grande del Sud e icona della sinistra brasiliana, Leonel Brizola, come riferimento della sua campagna elettorale.
Il Brasile deve cambiare è il moto, non ancora ufficiale, della sua campagna elettorale, che vuole sottolineare la volontà di Gomes di invertire la rotta non solo rispetto all’attuale presidenza di Temer, ottenuta grazie all’intervento della magistratura, anche rispetto al duo Lula-Rousseff.
Per l’esponente laburista per riportare la pace sociale nel paese indio-latino “è necessario rispettare le differenze, porre fine alla cultura dell'odio, farla finita con un brasiliano ferito da un altro brasiliano su Internet. Nessuno possiede la verità assoluta”.
Nelle scorse settimane Gomes si è tirato addosso le critiche del mondo della finanza in particolare in merito al pagamento degli interessi sul debito che avrebbe provocato la rottura con i partiti di centro, il cosiddetto "centrone", che negoziava l'alleanza con la sua campagna, ma che ha preferito concludere un accordo con il candidato del Partito della social democrazia brasiliana (Psdb) e ex governatore dello stato di San Paolo, Geraldo Alckmin.
Il candidato del Pdt ha promesso di guardare i conti pubblici "con una lente d'ingrandimento". "Il governo uccide i lavoratori con un sistema fiscale ingiusto e perverso, e il popolo e la classe media hanno pagato troppo. La classe media paga il doppio per vivere in un paese e uno stato che non restituisce loro servizi di qualità. Chi deve pagare di più è il governo e il mondo più ricco. E non sto parlando del mondo più ricco con pregiudizio, non usciremo da questa situazione con il solito 'noi contro di loro'".

Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

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