Siria, nuovo raid israeliano. Usa ritirano appoggio agli oppositori di Assad

(ASI) La Siria non trova pace. L’aeroporto internazionale di Damasco è stato colpito, ieri sera, da due missili israeliani che hanno distrutto, secondo alcune fonti, un deposito di armi di Hezbollah.

Si è trattato dell’ennesimo raid di Tel Aviv, contro il movimento sciita sostenuto da Teheran, volto ad evitare che l’Iran possa costruire proprie basi militari in quella zona, ponendo seri rischi alla sicurezza nazionale dello Stato ebraico. Tutto ciò sottolinea, però, la difficoltà a trovare una soluzione diplomatica alle ostilità in corso che hanno provocato, dal 2011, più di mezzo milione di morti. Le attività belliche stanno proseguendo, da giorni sul territorio siriano, soprattutto a causa dell’offensiva delle truppe lealiste, appoggiate dall’esercito di Mosca, al rais Bashar al – Assad contro i ribelli presenti nella provincia meridionale di Daraa. Gli oppositori al governo, in base a quanto riferito nei giorni scorsi da un documento dell’amministrazione Trump divulgato dai media internazionali, non beneficeranno della protezione americana. La storica decisione segna un cambiamento netto di rotta da parte di Washington che si era mostrata benevola nei confronti di questi gruppi, al pari dell’Occidente, mediante la fornitura di armi letali iniziata da qualche anno. Il dipartimento di Stato aveva minacciato, non più tardi di tre settimane fa, “serie ripercussioni” nel caso in cui fosse stata avviata l’offensiva nel sud del paese mediorientale. Sarebbe stata considerata infatti una violazione degli accordi di de - conflitto sanciti nell’incontro, dell’anno scorso, tra il tycoon e il capo del Cremlino Vladimir Putin. E’ evidente quindi il tentativo di evitare uno scontro diretto, tra l’esercito di quest’ultimo e quello del pentagono, che avrebbe certamente serie ripercussioni a livello mondiale. Emerge inoltre sempre di più l’imprevedibilità delle scelte, nell’ambito della politica estera, del presidente degli Stati Uniti che è in grado di mutare gli scenari geopolitici con rapidità, considerando soprattutto gli obiettivi economici che desidera raggiungere.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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