La nuova denominazione della Macedonia, ma c’è chi si oppone. Balcani a rischio?

(ASI) C’è soddisfazione ma i timori, per il futuro, purtroppo non mancano. La Macedonia, paese che ha assunto tale denominazione a partire dalle ceneri della federazione jugoslava e situato tra Grecia, Albania, Serbia, Bulgaria e Kosovo, potrebbe chiamarsi tra breve Macedonia del nord.

La scelta, non condivisa all’unanimità dai diversi attori che dovrebbero favorire l’effettiva concretizzazione del progetto definito per ora solo sulla carta, è stata dettata dalla necessità di evitare confusioni con l’omonima regione greca oltre il confine. L’accordo, tra Skopije che sarà la capitale e Atene, è stato siglato ieri a Psaridis dai ministri degli Esteri dei due stati, alla presenza del mediatore dell’Onu Matthew Nimetz e dell’Alto rappresentante dell’Unione Europea Federica Mogherini. Tutti auspicano che possano cessare così oltre 30 anni di gravi difficoltà, culminate persino in minacce. Il documento dovrà essere rettificato però, prima della sua entrata in vigore effettiva, dai rispettivi parlamenti e da un referendum popolare che si terrà nello stato che assumerà il nuovo nome. Ci potrebbe essere anche un assenso, da parte del premier greco Tsipras, all’adesione di quest’ultimo all’Unione Europea e alla Nato. “Con l’accordo sul nome celebriamo la pace” di cui c’è bisogno nei Balcani, ha aggiunto. Il suo omologo macedone Zaev ha evidenziato l’opportunità di “costruire il futuro”, traendo “lezioni dalla Storia”. Ci sono però degli ostacoli all’orizzonte a causa della contrarietà, nei confronti dell’iniziativa, del 70% dei greci, alcuni dei quali hanno manifestato nelle scorse ore. Sono stati registrati però, durante le dimostrazioni, degli scontri con la polizia che hanno provocato il ferimento di 14 persone. L’accordo non è visto positivamente tuttavia neanche dal presidente macedone, il conservatore Ivanov, che ha ribadito più volte che non promulgherà il testo.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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