Nuovo governo in Catalogna, ma con Torra l'indipendentismo va avanti

torra(ASI) Barcellona- Sarà Quim Torra il nuovo presidente della Generalitat di Barcellona. La Catalogna, a 5 mesi dalle elezioni e a 7 dal referendum sulla secessione, ha finalmente il suo governo. Grazie all'astensione del Cup, il partito della sinistra radicale, i voti di JuntsxCat e dei repubblicani (66) sono bastati a superare di uno quelli contrari (65), dopo che la rappresentanza indipendentista si era fermata al 48% alle elezioni regionali del 20 dicembre.                                                                                                                                 Tanto è servito per formare un nuovo governo, il cui presidente sarà il 55enne Quim Torra, amico di Carles Puigdemont e suo fervido sostenitore. L'ex presidente è ancora in Germania, dopo che le autorità tedesche lo avevano arrestato e negato alla Spagna la sua estradizione.

Il copione delle prossime settimane non sembra però cambiare, dal momento che Torra intende proseguire la battaglia iniziata diversi anni fa, continuando a far sognare gli indipendentisti catalani. Lo Statuto autonomo, approvato a Barcellona nel 2006, era stato rigettato da Madrid nel 2010, tanto da portare i governi di Artur Mas e dello stesso Puigdemont a indire un referendum per la secessione. Il voto del 1 ottobre 2017 ha aperto il conflitto con le autorità spagnole fino al momento in cui il premier Mariano Rajoy non ha invocato l'articolo 155 della Costituzione. Con la sua applicazione, la Generalitat ha perso i suoi poteri politici e la Catalogna la sua autonomia. Con il nuovo presidente il 155 dovrebbe decadere, ma nel frattempo non si sono aperti spiragli al dialogo fra Barcellona e Madrid.    

La nuova fase vede un Torra che promette, al momento della sua elezione, di proseguire la lotta per la secessione e di riconoscere Puigdemont come il presidente legittimo. «Il mio ruolo è accettabile solo nel contesto eccezionale in cui ci troviamo», ha detto, «la repubblica catalana resta il nostro obiettivo prioritario». La sua prima sfida, intanto, sarà convincere Madrid a farsi rilasciare i nove leader politici incarcerati all'indomani del referendum secessionista.
Dall'altra parte, Rajoy sta vivendo un momento scomodo. Non può permettersi altre reazioni di forza come l'intervento della Guardia Civil durante il voto del 1 ottobre, ma non può neanche concedere nulla agli indipendentisti. Albert Rivera, leader del partito Ciudadanos, è ora il suo principale rivale politico, molto più schierato verso posizioni sovraniste, tanto che ha consigliato al premier di non rimuovere gli effetti del 155 e di continuare a esercitare il controllo sulla Catalogna.

La strategia di soft-power del governo spagnolo ora punterà su media, scuole, polizia e politica estera, ma nulla sembra convincere gli indipendentisti a desistere, neanche le tremila imprese pronte a lasciare il Paese in caso di secessione.      

Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia

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