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Libia. Primi effetti della missione militare: i ribelli vendono petrolio agli USA

(ASI) Lo si evince da una fonte ufficiale, ovvero un comunicato del dipartimento di Stato statunitense ripreso dalla Cnn: lo scorso 25 maggio, nella loro roccaforte di Bengasi, i ribelli libici hanno concluso la vendita di 1,2 milioni di barili di "oro nero" a una ditta USA: la texana Tesoro.

 

Nei giorni scorsi il carico sarebbe giunto a destinazione, in un porto delle Hawaii. Il primo di una lunga serie che rifornirà gli Stati Uniti di petrolio libico? Stando a quanto scritto sul comunicato in questione, pare proprio che la risposta sia affermativa: "Il sostegno americano per ulteriori vendite da parte del Cnt (Consiglio Nazionale Transitorio) continuerà per sostenere maggiori introiti per il popolo libico". Tuttavia, almeno al momento, Washington non ha riconosciuto il Cnt, nonostante fonti dell'amministrazione non escludono che ciò possa avvenire a breve, in quanto - fanno sapere - "non c'è ancora una decisione finale". Intanto, il "ministro" del Petrolio della Cnt, Ali Tarhouni, ha annunciato da Abu Dhabi (dove si è svolto il terzo vertice del gruppo di contatto sulla Libia): "Inizieremo presto a produrre 100.000 barili (di petrolio) al giorno".

Nelle stesse ore, contestualmente alla pubblicazione dei dati Onu secondo i quali fin'ora la missione militare ha causato alla Libia tra i 10.000 e 15.000 morti, i ministri della Difesa della Nato si sono dichiarati decisi a portare a termine la missione nel più breve possibile, per far ciò si dicono "risoluti a mettere in campo i mezzi necessari".

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