Il dualismo estremo-moderato di Trump: freno alle armi e via ai dazi

trump dazi copy(ASI) Stati Uniti- Il presidente americano ha saputo sorprendere anche stavolta. Dopo la sparatoria in Florida e appena prima che uno studente del Michigan sparasse ai genitori in un ateneo, Trump ha avviato dei colloqui bipartisan (trasmessi in diretta dalla Cnn), con senatori repubblicani e democratici per regolamentare finalmente il mercato delle armi. Un’apertura inattesa, data la vicinanza della Casa Bianca con la National Rifle Association, principale lobby americana di pistole e fucili.

Lo stesso presedente ha preso in considerazione una stretta sulla vendita e maggiori controlli su chi acquista le armi, attraverso nuovi limiti di età e visite mediche e psicologiche per tutti. Sotto processo il bump-stock, il temuto strumento che permette di rendere automatica o semiautomatica qualsiasi tipo di arma da fuoco. Trump continua a sostenere il secondo Emendamento della Costituzione, che tutela il possesso di un’arma per potersi difendere, ma sembra avere rinunciato all’intenzione di addestrare i professori e fornire loro i mezzi per rispondere al fuoco.
Dall’altra parte, il presidente è però tornato a ruggire sul tema del commercio internazionale. Maggiori dazi per tutti coloro che vogliono esportare acciaio, alluminio e automobili in America. Le tariffe arriverebbero fino al 25% in più rispetto al prezzo di merce e i Paesi europei, quelli più colpiti dalle misure isolazioniste di Trump, sono pronti a reagire con provvedimenti simili per i prodotti americani, come le moto Harley-Davidson e i blue jeans. Jean-Claude Juncker parla di una scelta unilaterale e ingiustificata da parte degli Usa e lo stesso ministero dell’Economia americano sarebbe diviso sul tema, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal. L’Italia fino a oggi ha esportato negli Stati Uniti circa 500mila tonnellate di metalli e il danno dei dazi si rifletterebbe anche sull’economia americana. «Si corre così il rischio di una guerra commerciale globale», hanno dichiarato i vertici del Fondo monetario internazionale, ma dalle parole si passerà ai fatti solo lunedì 5 marzo. Mentre la reazione di Wall Street all’annuncio è negativa, Trump non sembra avere alcuna intenzione di fare un passo indietro, lo ha ribadito sul suo account Twitter, rispetto a quanto è successo con la discussione sulle armi.
Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia

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