Onu toglie diritto di voto al Venezuela

(ASI) L'Onu ha tolto il diritto di voto al Venezuela per debiti nell'ambito dell’Assemblea Generale a causa dell’accumulo di debito, comunica il canale NTN24 citando l’organizzazione stessa.

Le norme dell'ONU stabiliscono che un paese venga temporaneamente privato del diritto di voto nel caso di mancato pagamento del dovuto contributo al bilancio dell'organizzazione. Quest'anno alla fine di febbraio sono nelle stesse condizioni del Venezuela altri sette paesi: Repubblica centrafricana, Dominica, Guinea equatoriale, Grenada, Libia, Suriname e Yemen.

Nel caso del Venezuela, non è la prima volta che accade: nel 2017, è stato già privato del diritto di voto, ma in seguito ha effettuato un pagamento e questo provvedimento è stato annullato.

Anche a livello interno intanto la situazione si fa più complicata a due mesi circa dalle presidenziali di aprile.

Un numero sempre maggiore di venezuelani infatti sta atrvaersando il confine con la Colombia per lasciare il paese con i fuggiaschi che secondo i vertici della forze armate di Bogotà sarebbero utilizzati dalla guerriglia dell'Esercito di liberazione nazionale (Eln) per compiere attentati. Domenica scorsa due cittadini con documenti venezuelani sono stati uccisi dall'esplosione di un ordigno con cui avrebbero dovuto sabotare un ponte nei pressi della città di frontiera di Cucuta. Si tratta di una delle azioni effettuate nell'ambito della mobilitazione armata ("paro armado") indetta dall'Eln per costringere il governo colombiano a tornare al tavolo dei negoziati. Mejia sottolinea il fatto che in Colombia i cittadini venezuelani arrivano "in condizioni di altissima vulnerabilità" e che passata la frontiera sono accolti da cellule di reclutamento".
Secondo le ultime stime sono 35mila i venezuelani che ogni giorno oltrepassano il confine con la Colombia in cerca di cibo e altri beni di prima necessità, il governo di Bogotà ha aperto la città di Cicuta all’accoglienza di 120 rifugiati al giorno e per un massimo di 48 ore, al fine di alleggerire la pressione alle frontiere, con priorità assegnata a donne incinte e minori che entrino nel paese legalmente. Una goccia nel mare della disperazione, se si considera che sarebbero 200.000 i venezuelani che vorrebbero restare in Colombia, almeno fino a quando non percepiscano un cambiamento politico in patria.

Fabrizio Di Ernesto - Agezia Stampa Italia

Continua a leggere